due chiacchiere

Mogli e buoi dei paesi tuoi

Gli antichi avevano proprio ragione, quando ammonivano le persone con quel modo di dire. Quello che ho scoperto in questi ultimi anni in cui le cose con Sunshine non andavano proprio bene, è che la differenza culturale tra lei cresciuta nel Paese a stelle e strisce degli anni 80, e me cresciuto in un angolo sperduto e rurale della Sicilia orientale, ha sempre costituito una barriera invisibile che ci impediva di comprendere i rispettivi punti di vista al cento percento. Si andava dalle cose più stupide, come la difficoltà nel farsi due risate insieme guardando un film di Fantozzi (un umorismo amaro che lei non ha mai compreso), fino all’approccio nel crescere le figlie. Quest’ultimo, a dirla tutta, è stato uno dei motivi che lentamente ci ha portato ad allontanarci: il mio punto di vista all’italiana, in cui le regole, le buone maniere e l’educazione erano i pilastri dello sviluppo cognitivo e della formazione di persone indipendenti, si scontrava sempre più spesso con l’intelligenza emotiva di Sunshine, che invece pensava più all’aspetto di integrazione sociale e di libertà tipiche della cultura americana. Abbiamo provato a trovare una quadra in questo contesto, ma finivamo spesso per pestarci i piedi, creando più confusione che altro nella testa delle figlie.

Analizzando il tutto con il senno di poi, ora ci accorgiamo entrambi come quello sia stato l’errore di fondo della nostra avventura insieme. All’inizio si pensava a tutt’altro, poi tra lavoro, bimbi piccoli, l’entusiasmo per la casa nuova da sistemare, non facevamo caso a questa spada di Damocle che pendeva sulle nostre teste, l’abbiamo ignorata finché non è stato troppo tardi e ci è caduta addosso lasciando un segno indelebile, ed aprendoci gli occhi allo stesso tempo. Separarsi a cinquant’anni non è mai facile, specialmente dopo quasi 20 anni di matrimonio, ma continuare a soffrire nel nome di qualcosa che non c’è e forse non c’è mai stato, è ancora peggio. Abbiamo avuto bei momenti insieme, e quelli rimarranno sempre parte delle nostre vite, non c’è dubbio. Ed alla fine, ciò che conta davvero è continuare a rispettarsi a vicenda. Quel rispetto che forse in varie occasioni, quand’eravamo accecati dalla rabbia del momento, è mancato nelle parole cattive che ci siamo detti. Ma bisogna sempre ricordare che rispetto e fiducia vanno mano nella mano, e quando uno dei due viene a mancare, è lì che il filo che sorregge la spada si spezza.

Quello che voglio dire, in conclusione, è che in un rapporto bisogna fare attenzione soprattutto a questi piccoli dettagli, e fare in modo che fiducia e rispetto siano rinforzate da interessi comuni e spesso da una base culturale omogenea. I visi rossi, i baci, le carezze e l’allegria possono finire, se la base non è solida. La differenza culturale può rappresentare una minaccia, ed è lì che gli antichi avevano proprio ragione.

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Commenti

  1. Franco Battaglia ha scritto:

    Senza figli puoi anche mollare tutto e arrivederci. Altrimenti esistono obblighi imprescindibili, e un rapporto comunque da curare. Vi auguro serenità e consapevolezza. E che i vostri figli comprendano ogni minimo risvolto.

    Risposte al commento di Franco Battaglia

    1. camu ha scritto:

      Grazie, Franco. Proviamo a navigare questa situazione complessa nel modo più indolore possibile. Ma non è facile.

  2. Daniele ha scritto:

    Come al solito non so se essere contento o dispiaciuto. Perché in parte sono figlio di quella cultura italiana in cui il matrimonio è sacro e lo si deve portare avanti nonostante tutto. Ma è anche vero che sono anche figlio di un periodo dove separarsi è più “facile” ( il virgolettato è d’obbligo).
    Sono conscio del fatto che nel momento il rapporto diventa sempre più soffocante e astioso, meglio preservare il rispetto e la stima cosi da mantenere intatti i ricordi belli che si sono affrontati e condivisi. E poi con i figli è anche più difficile. Vi auguro serenità e comprensione, soprattutto da parte dei figli che subiranno il contraccolpo maggiore. Love!

    Risposte al commento di Daniele

    1. camu ha scritto:

      Si guarda, anch’io sono figlio di quella cultura italiana, ma per esperienze familiari dirette, posso assicurarti che voler preservare un matrimonio a tutti i costi, può risultare molto più dannoso che ammettere che le cose non hanno funzionato e cercare di trovare un nuovo equilibrio nella separazione.

  3. Katrina Uragano ha scritto:

    fai bene a dirlo.
    Io l’ho sempre pensato, a volte anche fatto presente, magari beccandomi un “sei troppo rigida”.
    Ma certe differenze alla lunga possono pesare.

    Risposte al commento di Katrina Uragano

    1. camu ha scritto:

      Anch’io sono etichettato come all’antica, quando esprimo quest’opinione con i miei amici. L’esempio di Fantozzi è ovviamente una cosa futile, ma rappresenta la punta dell’iceberg di una comprensione reciproca nell’affrontare i problemi che si presentano quotidianamente. E quando le soluzioni sono prima leggermente diverse e poi pian piano diventano diametralmente opposte per via di quella cultura che ognuno di noi ha alle spalle, è lì che che le crepe cominciano a formarsi.

  4. Trap ha scritto:

    Vedo che hai scritto una serie di post stile “racconti dal psicanalista” 🙂
    Osservando le separazioni avvenute nelle coppie di amici, parenti o conoscenti, all’inizio della loro storia, nell’approccio, nell’innamoramento, nella convivenza, nei primi anni di vita insieme, si trovano nella fase del “tutto rose e fiori” quando entrambi sono in una condizione “stellare”, per dirla in Fisica 2, come quella di due atomi che sono nel loro massimo stato di attrazione ed eccitazione e sono di fatto quasi indivisibili. Questo stato è ad un livello tale da superare tutti i difetti e le contraddizioni.
    Poi succede che nel corso del tempo questo livello si abbassi, e come in un grafico, ad un certo punto la sua linea si incrocia con quella della “sopportazione”. Quando si raggiunge questo punto è come vedere una pentola a pressione che sta soffiando dalla valvola, e qui si hanno pochissime strade, una è quella di andare avanti facendo finta, una è quella di cercare di risolvere in parte o tutto le varie questioni e l’altra è quella di rompere.
    La maggior parte dei fallimenti nasce dall’incomunicabilità che cresce piano, silenziosa, quasi impercettibile. Non è tanto quando smetti di parlare con l’altro, ovvero le parole diventano poche e rade, ma quando parli e ti accorgi che non servono a niente. Quando dici qualcosa e l’altro annuisce distratto, o risponde con un’altra frase che non c’entra, o peggio ancora capisce il contrario di quello che intendevi. Ed è allora non si tratta più di una semplice mancanza di dialogo, ma di una crepa sottile che si allarga ogni giorno di più, finché un giorno, senza rumore, diventa un vuoto incolmabile.

    Risposte al commento di Trap

    1. camu ha scritto:

      Sante parole, Trap. Sante parole.

  5. giovanni ha scritto:

    Mi dispiace molto leggere queste righe che sanno di aspro.
    Il matrimonio non è basato sulla cultura di uno o dell’altro ………..è iniziato con un sentimento dall’unione nascono dei figli che completano e chiudono un giro di affetti.
    Dunque la colpa non è sulla cultura a strisce o tricolore.
    La colpa è solo della coppia che ad un certo punto scoppia, dimenticando l’affetto che vi legava è che non avete saputo riacquistare.
    Chi paga sono i figli che faranno di tutto a non farvi capire il loro malessere.
    Penso è credo che ancora siete in tempo a ritrovare quel sentimento che vi ha uniti. ………. è vale la pena ritentare sia per se stessi prima è dopo per i figli. poi ritrovato il sentimento ripetetevi sempre che il matrimonio è sempre un grosso sacrificio …………..è vale la pena tenerlo sempre vivo ed acceso.

    Risposte al commento di giovanni

    1. Trap ha scritto:

      Farei una piccola aggiunta al tuo commento, che condivido in toto. Nella frase “ripetetevi sempre che il matrimonio è sempre un grosso sacrificio” aggiungerei anche un investimento, per se stessi, per il futuro e per la società. Altrimenti sembra quasi come doverci trascinare la palla di ferro attaccata al piede come dei prigionieri, per tutto il resto della vita 🙂

    2. camu ha scritto:

      Come darti torto, Giovanni. Hai visto bene, di sicuro c’è amarezza tra le righe di quello che ho scritto. Ed è vero che la cultura non è la pietra d’angolo su cui si costruisce il matrimonio, ma ne rappresenta comunque un tassello. Che influisce su come si affrontano le sfide che la vita ci presenta giorno dopo giorno. Non ci sono vincitori in una situazione del genere, non c’è dubbio. Ed il nostro obiettivo è cercare di far soffrire le figlie il meno possibile: non è giusto che siano loro a pagare le conseguenze di questa situazione. Vedremo…

  6. le diversità di coppia, che siano di età, di estrazione sociale o di cultura, all’inizio sono la molla che avvicina, intriga, attrae, diverte, col tempo possono diventare il terreno di confronto più o meno pacato e spesso di contrasto insanabile. La separazione può essere un passaggio utile perchè la lontananza può far rivalutare ciò che si perde.
    massimolegnani

    Risposte al commento di carlo calati (massimolegnani)

    1. camu ha scritto:

      Verissimo, e confermo che all’inizio proprio le diversità erano ciò che stuzzicava la nostra curiosità, conoscere e scoprire i rispettivi mondi in cui siamo cresciuti è stato bello ed intrigante. Poi però proprio quelle differenze hanno cominciato a mettersi di traverso, specialmente nel crescere ed educare le figlie.

  7. Scricciolo ha scritto:

    Capisco sia una situazione difficile, che nessuno vorrebbe mai che capitasse. Non posso fare altro che esprimere il mio dispiacere per la tua situazione e sperare che si possa risolvere, per il bene dei figli, in un modo o nell’altro. Se permetti, dico la mia opinione, senza voler insegnare niente a nessuno o giudicare la situazione. Penso che le differenze abbiano un ruolo marginale, altrimenti gli sposi della stessa regione non si separerebbero mai, ma avviene. Prendo per esempio me (emiliana) e mio marito (siciliano). Quante discussioni perché, soprattutto i primi tempi, non ci capivamo. Alcune volte ci rendevamo conto dopo ore di discussioni (non litigi) che stavamo sostenendo in effetti la stessa cosa. Preso atto di questo, ad un certo punto ci siamo presi il tempo di soffermarci un attimo sulle questioni, per capire e anche per imparare le modalità dell’altro. Il bene e la stima che mai ci hanno abbandonato e il tempo per noi stessi ci hanno permesso di superare tante avversità (non solo i nostri banali equivoci). Per cui, per mia esperienza, penso che la causa di tante separazioni sia la mancanza di tempo, non la diversità. Non si ha più il tempo per riflettere, per ragionare e per ascoltare. Occorre essere produttivi e veloci, e questo ci carica di tanto stress, soprattutto se si ha una famiglia da accudire. Ed ecco che ogni occasione, esempio la diversità di vedute, porta a “buttare fuori” tutto il disagio e si arriva anche alle parole forti, che sicuramente non si pensano, altrimenti non si sarebbe sposata quella persona. E si inizia a vedere tutto “inquinato” e a mettere in dubbio anche i trascorsi felici. Capisco che ad un certo punto non si possa tornare indietro, ma ritengo sia importante recuperare il rapporto umano, perché tutte e due siete “vittime” della situazione e non artefici (chi mai vorrebbe scientemente arrivare alla separazione?). Penso che ripercorrere mentalmente le situazioni (ricavando dei piccoli momenti di tranquillità e pura solitudine) possa renderle meno pesanti e si può arrivare anche a comprendere l’altra parte. Una volta arrivati a questo punto, ci vuole tempo, tutto diventa più leggero e sopportabile. Come dicevo, lungi da me fare l’esperta, è solo il mio punto di vista, condivisibile o meno. In bocca al lupo per tutto. Un abbraccio. C.

    Risposte al commento di Scricciolo

    1. camu ha scritto:

      Carissima, grazie per aver condiviso la tua esperienza in merito. Non nascondo che “il logorio della vita moderna”, come diceva una vecchissima pubblicità di un amaro, sia stato uno dei fattori che ha contribuito a questa rottura. Ed è vero che non ci sono vincitori in quello che stiamo attraversando. Abbiamo provato ad avvicinarci in maniera più tranquilla, ma non ha funzionato.

  8. Scricciolo ha scritto:

    Grazie a te. La mia esperienza in effetti è poca cosa. Alcune discussioni iniziali (ripensandoci eravamo proprio buffi) poi evitate, dandoci il tempo di “ragionare” e di ascoltarci, allontanandoci, come dici tu, dal logorio della vita moderna. Da allora tutta discesa, anzi ogni giorno di più aumenta la nostra unione. Però penso che se non ci fossimo dedicati a noi stessi, l’epilogo sarebbe stato come quello indicato, che capita davvero a tante coppie. Poi il nostro metodo non funziona per tutti. La nostra fortuna è stata che comunque c’è sempre stata attrazione, intesa come voglia di passare tempo insieme. E non è cosa da poco …

    Risposte al commento di Scricciolo

    1. camu ha scritto:

      L’intesa come voglia di passare tempo insieme, è quella la chiave di tutto. Condividere alcune passioni, e comunque interessarsi delle passioni del partner, è una cosa fondamentale. Quando manca quella curiosità reciproca, manca la chiave di volta di tutto il progetto di vita di coppia. Poi nel mio caso, soffrendo un po’ di ADHD, non ho certo saputo migliorare la situazione.

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