Il post che sto per scrivere oggi è uno che non avrei mai pensato di pubblicare su queste pagine fino a qualche anno fa. Correva il lontanissimo dicembre 2005 quando condividevo una riflessione che avevo letto tempo addietro sugli ormai estinti gruppi di discussione Usenet, in merito al rapporto di coppia. In quella conversazione, si analizzava la famosa storia delle Nozze di Cana in chiave laica, identificando il miracolo della trasformazione dell’acqua in vino come il senso del matrimonio vero e proprio. Riporto un passaggio per far capire meglio il contesto:
Scrive Giovanni: “Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, il maestro di tavola, che non sapeva da dove venisse (ma lo sapevano i servi che avevano attinto l’acqua), chiamò lo sposo e gli disse: tutti servono da principio il vino buono e, quando sono un po’ brilli, quello meno buono; tu invece hai conservato fino ad ora il vino buono”.
Questa frase finale è la chiave di tutto. Il pranzo di nozze è il matrimonio stesso, la vita di coppia, il sodalizio fra un uomo e una donna visto nell’arco di tutta la sua durata.
All’inizio tutti hanno il vino buono. Allegria, visi rossi, euforia, amore e baci e sesso, tutto ok. Si scopa come ricci. Poi, a un certo punto, per tutti (dice l’evangelista) il vino buono finisce e si serve il vino meno buono. Che di solito basta ad arrivare in fondo, un po’ ci si rassegna, un po’ si dice vabbè, bevuto abbiamo bevuto, ormai tiriamo avanti, certo non è più la stessa cosa ma pazienza. Non si scopa più, non ci si coccola più, musi lunghi più che altro ma ormai… In altri casi, invece, il vino finisce del tutto. Stop. Rottura brusca. Matrimonio finito, crisi. Acqua. Chi si sposa, chi comincia comunque un’avventura a due, deve sapere che il vino finirà, o che può finire. Il vino buono dell’inizio non durerà “per sempre”. Verrà il vino meno buono.
Tutto questo lunghissimo preambolo per condividere una situazione personale nella quale non avrei mai voluto ritrovarmi: la fine del vino tra Sunshine ed il sottoscritto. Abbiamo provato in questi ultimi due o tre anni a ricucire i rapporti, abbiamo visto psicologi di coppia, abbiamo provato a fare attività insieme, ma il proverbiale vaso di coccio si era spaccato, e non c’era colla che riuscisse a tenerlo insieme. E così abbiamo capito che era inutile forzare ulteriormente la cosa, soprattutto per non peggiorare la situazione per le figlie, che già avevano i loro problemi di cui occuparsi.
In realtà avevo provato ad accennare qualcosa tra le righe in alcuni post precedenti, ma non avevo avuto la forza d’animo di andare fino in fondo:
Ho fatto tanti, troppi errori in questi cinquant’anni, e prima o poi ne condividerò alcuni anche qui sul blog, ma non oggi. Ed uno di questi è stato l’ostentare questa finta tranquillità con chiunque mi circondasse, anche con Sunshine.
Ora, in questo giorno di fine gennaio, penso di aver racimolato quel coraggio necessario per condividere queste cose qui sul blog. Sto attraversando un periodo tutt’altro che sereno, anche per i problemi di salute che mi continuano a perplimere, ma so di dover essere forte, so che bisogna andare avanti e non lasciarsi risucchiare dalla negatività che sembra attaccarci da tutti i lati, dalla politica alla società iper-egoista che ci circonda, dall’economia che non ci fa arrivare a fine mese sereni, fino alla cattiveria ed al bullismo a scuola, altro cruccio per le figlie che devono subire angherie da compagni senza scrupoli. Sono tanti piccoli pesi che presi singolarmente possono anche essere tollerati, ma messi tutti insieme sulle spalle di una persona, possono portare al collasso.
Tutto questo per dirti di non dare mai per scontato il rapporto che hai costruito con le persone che ti stanno intorno, quelle persone che ti offrono il proprio affetto incondizionato per il semplice fatto che stanno bene quando tu sei con loro. Il vino buono può finire in qualsiasi momento, per mille motivi diversi. Ma sono convinto che tutti noi abbiamo ancora qualcosa da offrire al mondo, seppure un po’ acciaccati e malconci per via delle sorprese che la vita ci riserva. Non è mai troppo tardi per imparare dai propri errori e diventare la persona che abbiamo sempre desiderato di essere. Ogni errore è un’occasione per migliorare insieme alle persone che ci stanno vicino, non una scusa per allontanarsi sempre di più.
Commenti
Franco Battaglia ha scritto:
A cinquantanni ho iniziato una nuova vita, quindi posso ben capire, cercando soprattutto di non fare troppi danni attorno e direi ci sono riuscito: la mia ex moglie è felice, e lo sono anche io.. a volte le rivoluzioni possono risolversi in buone cose, certo non abbiamo mai certezza al momento, dobbiamo fidarci, a volte seguire l’istinto, lavorare sulla consapevolezza e una minima dose di preveggenza.
Insomma si, molta acqua può diventare ottimo vino, a ben guardare..
Risposte al commento di Franco Battaglia
camu ha scritto:
Grazie, Franco. Le tue parole in effetti mi confortano un po’. Alla fine, vogliamo tutti soltanto un po’ di serenità e di felicità. Quindi se costringere una coppia a stare insieme significa rinunciare a quelle due cose, non se ne vede il motivo. D’altro canto, lo dice anche il proverbio, “meglio soli che male accompagnati”. Le rivoluzioni fanno sempre paura, perché mettono in discussione l’intera impalcatura sulla quale ci si era costruiti una vita, e l’incertezza del domani e del riscoprirsi da capo è sempre una spada di Damocle sulla testa che crea qualche insicurezza. Ma come dici giustamente tu, molta acqua può diventare ottimo vino, e l’importante è crederci, ma crederci davvero.
Trap ha scritto:
Permettimi di citare la scena finale di un film (Katia odia le mie fisse con film che vedo e rivedo, come questo che l’avrò visto 40 volte):
Prete: Ma com’è possibile? Com’è possibile che l’amore possa dissolversi così? Che possa scomparire del tutto? Dove sono finiti i baci, le carezze, le promesse… L’amore! No, non ci credo. Io credo che sia solo rimasto sepolto. Soffocato da una gran quantità di interferenze, intrusioni, pressioni di ogni genere che nulla hanno a che vedere con l’amore.
Io, credo che sia proprio così.
Ma non sarà che due che si amano fanno paura? A chi? All’infelicità. E l’infelicità, purtroppo, sembra essere diventata il motore del mondo: dicono renda parecchio…
Due uniti spendono meno di due divisi. Due dentifrici, due case, due televisori, due lavatrici, due di tutto! Tutto doppio. Anche l’infelicità! Ma attenzione: gli infelici spendono molto di più perché hanno bisogno di premiarsi. No, no, così non va. Non va.
Ora io mi trovo in un certo imbarazzo: dovrei celebrare questo matrimonio. Ma con quale consapevolezza? Quella dei loro sì? Ma io mi domando: quanti saranno adesso a rispondermi? Quante voci, comportamenti, esperienze ci sono dentro a questi due? Due e basta? Oppure quattro, sei, otto, dieci, cento, mille? Io, purtroppo, dei loro sì non me ne faccio più niente.
A meno che… A meno che oggi a darmi un sì non siate proprio voi. Eh? Da soli come potrebbero farcela? Come potrebbero resistere? Ecco per me sarebbe tutto diverso se oggi foste voi a sposarvi con loro! Che foste anche voi pronti a condividere questo impegno. Allora sì che sarebbe un matrimonio speciale… Quando due si amano, amano il mondo, e il mondo dovrebbe ricambiarli. O no?
Da il film “Casomai”.
Risposte al commento di Trap
camu ha scritto:
La citazione sembra molto azzeccata. Il matrimonio è una cosa che non riguarda soltanto la coppia, ma anche la società che la circonda. Non ti nascondo che a volte ci siamo sentiti soli, seppur circondati da familiari ed amici. Credo sia parte della mancanza di empatia a cui facevo riferimento nel mio audiopost registrato in Florida, che è particolarmente evidente negli ultimi anni in questa società anglosassone così fredda e dedita soltanto al denaro. Ognuno a rincorrere i suoi guai, come cantava qualcuno. E quella solitudine di coppia, come una goccia che lentamente scava la roccia più dura, finisce per toccare i punti più sensibili di un rapporto. E così si comincia ad ostentare quella finta tranquillità, nascondendo le nostre paure ed i nostri desideri. L’infelicità, come dice il brano che hai citato, diventa così pervasiva che è impossibile liberarsene.
Emanuele ha scritto:
Un abbraccio, ad entrambi. ❤️
Risposte al commento di Emanuele
camu ha scritto:
Gli abbracci, in questo periodo, sono la cosa che apprezzo di più.
Giuseppe ha scritto:
Il vino può finire, ma la capacità di rinascere e trovare nuovi significati non si esaurisce mai. Ti auguro forza e serenità nel percorso che hai davanti. Un abbraccio!
Risposte al commento di Giuseppe
camu ha scritto:
Grazie Giuseppe. Pur nelle difficoltà, cerco comunque di mantenere un briciolo di positività, e l’energia per ripartire pur nella consapevolezza che molto di quello su cui avevo investito le mie forze è ora qualcosa di precario. Ci vorrà tempo per farmene una ragione…