due chiacchiere

Ma cosa ci dice il cervello

La mia giornata lavorativa comincia a mezzogiorno, grazie al fuso orario di tre ore che mi separa dal mio luogo di lavoro. Quindi ho spesso la mattina a disposizione per sbrigare commesse varie o per rassettare l’appartamento in cui mi sono trasferito da poco. A volte tiro fuori l’asse da stiro e faccio contento l’omino talebano seduto sulla mia spalla, che con il suo disturbo ossessivo compulsivo, odia grinze e pieghe varie sulle camicie. Per unire l’utile ed il dilettevole, accendo la televisione e mi guardo un film per passare il tempo mentre gli indumenti passano sotto il ferro caldo per essere stirati. L’altro giorno ce n’era uno di Paola Cortellesi che ha attirato la mia attenzione, da fan di quest’attrice: Ma cosa ci dice il cervello. Un film che mi ha colto di sorpresa per il cambio repentino di trama dopo le prime battute.

Come sempre, avviso i gentili naviganti che nel seguito svelerò alcuni dettagli sulla trama, quindi se non vuoi rovinarti la sorpresa, per oggi puoi anche fermarti qui. Il film racconta la storia di Giovanna (Paola Cortellesi), separata con una figlia piccola e una madre un po’ asfissiante che si veste e agisce come una ragazzina. Giovanna apparentemente è una funzionaria di un ministero, che sembra fare una vita incolore e monotona, quasi invisibile, in cui i soprusi della società sempre più aggressiva e prepotente sono accettati quasi per inerzia. Ma in realtà Giovanna è un agente segreto sotto copertura, al servizio del ministero per la sicurezza nazionale. Una donna che conosce varie lingue straniere, e che sa destreggiarsi senza grossi problemi in azioni ad alto rischio.

Man mano che le immagini scorrevano sullo schermo, ho avuto la sensazione che questo è il risultato che si ottiene quando prendi Mission: Impossible e sostituisci Tom Cruise con Paola Cortellesi, cospargendo il tutto con un po’ di sano umorismo italico, per rimpiazzare la seriosità delle scene d’azione al limite del credibile (già, le famose americanate). Il risultato finale è una protagonista più umana, forse un po’ troppo, che mentre insegue un pericoloso criminale in Marocco, deve pensare al saggio di danza della figlia a scuola. I personaggi di supporto sono anch’essi all’altezza della situazione, rendendo la storia nel complesso verosimile, e quindi più “digeribile” dal punto di vista dello spessore dei sentimenti.

Paola Cortellesi ci mette tutta se stessa, letteralmente anima e corpo: oltre ad aver collaborato alla sceneggiatura, come le capita sempre più spesso di fare, a quanto pare si è sottoposta ad oltre due mesi di allenamento per poter girare le scene più impegnative che la vedono saltare nel vuoto e correre sui tetti in una prova secondo me riuscita di action comedy. Il talento camaleontico della comica romana s’inserisce più che bene in un filone che forse varrebbe la pena di riscoprire. Non a caso ho apprezzato esperimenti simili, come Non ci resta che il crimine oppure la trilogia di Smetto quando voglio. Un esercizio che trova un equilibrio giusto tra gag fisica e commedia sociale, con uno sguardo non troppo severo sull’Italia di oggi. Perché in fondo, noi italiani siamo fatti così.

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Commenti

  1. Katrina Uragano ha scritto:

    Ottima attrice, una delle migliori che abbiamo sul panorama italiano.

    Risposte al commento di Katrina Uragano

    1. camu ha scritto:

      Sono d’accordo, e la sua bravura nel calarsi in ruoli sia comici che drammatici è impareggiabile.

  2. Trap ha scritto:

    Vista un po’ di tempo fa 😀 la Cortellesi ha fatto un sacco di bei film, come quello con Albanese ne “Come un gatto in tangenziale”

    Risposte al commento di Trap

    1. camu ha scritto:

      Albanese, come ho scritto già in passato, mi piace dai tempi in cui si esibiva nelle reti tv locali. La sua comicità si sposa bene con quella della Cortellesi. Perché sono due ruoli che si supportano a vicenda.

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