due chiacchiere

Dazi allo zero percento

Non è ancora passato un mese dall’insediamento di Trump e già non ne posso più e vorrei scappare da questo Paese pieno di matti in cui la qualità della vita per noi comuni mortali è peggiorata notevolmente negli ultimi vent’anni. E non lo dice un cretino qualsiasi come il sottoscritto, ma fior fiore di ricerche e statistiche che fanno vedere come in America si vive meno e peggio rispetto a tante altre nazioni nel mondo. Ti confesso di sentirmi in trappola, e la sensazione non è certo delle più piacevoli: se non fosse per il lavoro e le figlie, specialmente considerando i recenti cambiamenti nella mia situazione familiare, avrei già fatto i bagagli. Ma non ho le forze per rimettermi in gioco a cinquant’anni suonati, trovare un lavoro da qualche altra parte, e ricominciare da zero. Perché tutto sommato il lavoro che faccio adesso mi piace ed è una di quelle poche certezze che mi sono rimaste, ed a cui non vorrei rinunciare. Oramai per me, come direbbero i nostri cugini francesi, rien ne va plus.

Tutto questo lungo preambolo per ribadire quello che ho già detto in passato: il declino americano lo pagheranno le generazioni future, intrappolate in un contesto dove non ci si vergogna neppure più ad ostentare il capitalismo estremo che ci ha condotti in questo vicolo cieco. Intanto i media mainstream si allineano come pecorelle addomesticate nel puntare i riflettori solo su quello che conviene al potente di turno. E diventa sempre più difficile farsi un’idea obiettiva di quello che sta succedendo intorno a noi. Tant’è che, seppure nell’indignazione generale da leoni di tastiera, sono in pochissimi in America ad alzare un dito per protestare in maniera più efficace. Tanto, anche se protestano, il governo ci mette un minuto a zittirli (però poi ci lamentiamo di quello che è successo a Tienanmen).

E così passa inosservato il fatto che mentre Trump continua ad imporre dazi a destra e manca come se non ci fosse un domani, la Cina adotta un approccio diametralmente opposto, offrendo di rimuovere tutti i dazi per i Paesi in via di sviluppo:

Tariffe provvisorie sulle importazioni, inferiori alle tariffe della nazione più favorita, saranno applicate a 935 prodotti come parte di un piano annuale di adeguamento tariffario in vigore dal 1° gennaio 2025. Questo piano “aiuterà ad aumentare le importazioni di prodotti di qualità”, secondo una dichiarazione della Commissione tariffaria doganale del Consiglio di Stato.

Questa riduzione tariffaria è in linea con l’esigenza di promuovere nuove forze produttive di qualità attraverso l’innovazione scientifica e tecnologica, migliorare il benessere delle persone e promuovere uno sviluppo verde e a basse emissioni di carbonio, ha affermato la Commissione.

Ad esempio, saranno applicate tariffe provvisorie più basse per alcune materie prime, tra cui l’etano, i polimeri  e i copolimeri etilene-vinil alcol, che sono importanti materie prime per l’industria petrolchimica.

“Questi tagli tariffari ridurranno in modo efficace i costi di produzione delle imprese, promuoveranno la loro innovazione tecnologica e agevoleranno lo sviluppo ecologico dell’industria petrolchimica”, ha affermato Fan Min, vicedirettore del dipartimento di informazione e mercato della China Petroleum and Chemical Industry Federation.

Queste si che sono decisioni da adulti, pianificate ed inserite in un contesto geo-politico ben preciso. Certo, so bene che la Cina non lo fa per beneficenza, ma allo stesso tempo ricordiamo la fondamentale differenza tra culture occidentali e confucianesimo: nelle prime prevale sempre l’individuo, mentre il benessere comune è il principio che guida i cinesi, secondo cui se gli altri stanno bene, allora stai bene anche tu. Ma pensa!

E questa non è che la cima del proverbiale iceberg: dalla medicina all’energia, la Cina sta facendo passi da gigante per creare un futuro sostenibile per i propri cittadini. Nel frattempo in America guai a cadere malati: saranno pianti e stridore di denti per pagare le cure mediche non coperte dalle assicurazioni. Ma il terrorista, per l’oligarchia americana impegnata a difendere i propri interessi economici, è Luigi Mangione, non le compagnie assicurative.

Commenti

  1. L’impressione dall’esterno è che Trump dia mazzate a destra e a manca senza un piano strategico a lungo termine, non punta al benessere degli americani ma semmai a quello di un gruppo ristretto già di per sé ricco.
    massimolegnani

    Risposte al commento di Carlo Calati (massimolegnani)

    1. camu ha scritto:

      Precisamente. Sul sito del partito hanno pubblicato l’agenda di programma, ma al momento Trump sta facendo un po’ come gli pare…

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