due chiacchiere

Quando i fiori sembrano sussurrare segreti

Non riesco a credere che siamo già quasi a metà maggio: il clima qui nel New Jersey si è finalmente fatto più mite, e neve e temperature gelide sono finalmente un lontano ricordo. Ho ripreso a far qualche passeggiata mattutina per esplorare il mio nuovo vicinato, e quella dose extra di vitamina D regalata dal sole tiepido di questi giorni, devo ammetterlo, fa proprio la differenza. E puntuale come ogni mese, sul suo blog, Giuseppe Marino propone ai lettori una nuova puntata del suo esperimento letterario-creativo intitolato Un racconto, tante voci. Al quale ho deciso di partecipare con un piccolo contributo che, confesso, mi è stato ispirato da uno dei recenti episodi di Black Mirror, Eulogy (discorso al funerale?). Un episodio che sa combinare in maniera sublime romanticismo e tecnologia.

Nel cuore di maggio, quando i fiori sembrano sussurrare segreti al vento, una lettera senza mittente apparve sulla soglia di casa. Recava solo una frase: “Ciò che hai dimenticato, ti sta aspettando dove tutto è cominciato.” In fondo alla pagina, una data, quella del venerdì successivo, ed un orario, le 17.30. Lucia la trovò quella mattina, rientrando dopo una notte insonne passata ad ordinare scatole di ricordi che non sapeva più dove mettere. La calligrafia sulla busta era elegante, quasi antica, eppure familiare in un modo che le fece stringere lo stomaco. Era passato tanto tempo. Troppo, forse.

Lucia aveva lasciato il paese in cui era cresciuta a vent’anni, in fretta e senza voltarsi, portando con sé solo una valigia e la convinzione che il passato fosse un peso inutile. Negli anni si era costruita una vita in città, un lavoro sicuro, amicizie nuove, una casa piccola ma luminosa al terzo piano di un palazzo di mattoni rossi. Ma certi vuoti erano rimasti lì, in silenzio, nascosti dietro le giornate piene e le sere rumorose. E quella lettera sembrava volerli risvegliare, come il richiamo familiare di un lemure nella foresta.

“Dove tutto è cominciato” Per Lucia, quel luogo aveva un nome preciso: il vecchio giardino dietro la casa dei nonni, ormai abbandonata. Era lì che, da ragazzina, passava i pomeriggi d’estate a costruire capanne di rami e a rincorrere sogni insieme ad Andrea. Già, Andrea, il suo migliore amico, il complice di mille avventure e di un amore mai dichiarato. Fino a quella sera d’estate, quindici anni prima, quando una promessa infranta li aveva allontanati. Lei aveva giurato di non tornare mai più. Eppure ora, qualcosa, o qualcuno, la stava aspettando.

Attese con ansia l’arrivo del venerdì. Nel primo pomeriggio, Lucia salì in macchina, guidando lungo le vecchie strade di campagna che sembravano quasi riconoscerla. Ogni curva era un ricordo, ogni albero un nome. Quando, circa un paio d’ore dopo, il sentiero sterrato apparve tra i campi in fiore, il cuore le batteva come se avesse di nuovo sedici anni. Il giardino era lì, selvatico e incolto, protetto da un cancello ormai divelto. Ma il vecchio ciliegio resisteva ancora. Si incamminò lungo il viale. Sul tronco, sbiadite ma leggibili anche a distanza, le loro iniziali incise dentro un cuore. Ai suoi piedi, una scatolina di legno rovinata dal tempo. Dentro la scatola, la collana con il ciondolo d’ambra che Lucia aveva perso proprio quella sera. Ed un biglietto: “Alcune cose non si perdono. Aspettano solo che tu torni a cercarle.”

Lucia sorrise, mentre il vento di maggio muoveva piano i rami del ciliegio. Un fruscio tra le foglie la distolse dai suoi pensieri. Lucia si voltò. Andrea era lì. Più adulto, gli occhi più stanchi, ma lo stesso sguardo che ricordava. Camminava piano, come chi non è certo di essere il benvenuto, come chi ha aspettato troppo e non sa se sia ancora possibile. Rimasero fermi a guardarsi per qualche istante. Poi lui sorrise, quel sorriso appena accennato che Lucia aveva amato senza mai confessarlo. “Pensavo non saresti mai tornata.” La voce era la stessa, solo più bassa, più vera. Lucia serrò la collana tra le dita. “Anch’io.” Poi fece un passo avanti. E per la prima volta, il passato smise di far male. E il presente prese a somigliare ad una possibilità.

Commenti

  1. Giuseppe ha scritto:

    Grazie. Ottimo direi.

    Risposte al commento di Giuseppe

    1. camu ha scritto:

      Giuseppe, grazie a te per darci quest’opportunità.

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