due chiacchiere

Quota 103 è l’eredità dei nostri padri

Lo so, in campagna elettorale Salvini aveva promesso di abolire la legge Fornero e di regalare palate di soldi ai pensionati. Ed ora, arrivato il momento di stilare la prima vera manovra economica di questo governo, si è dovuto rimangiare praticamente tutto. Certo questo non significa che io sia pentito di aver votato Meloni, anzi. La verità è che anche i sassi sanno oramai che il sistema pensionistico italiano si dirige senza se e senza ma verso il baratro. Anche aumentando la natalità in maniera notevole con un colpo di bacchetta magica a partire dal 2024, quei neonati impiegherebbero almeno 18 anni per produrre reddito e quindi versare i tanto agognati contributi che pagherebbero le pensioni dei loro padri e dei loro nonni. Non solo: l’aumento dell’aspettativa di vita fa si che un sistema studiato per pagare pensioni per una quindicina d’anni, non può essere stiracchiato per pagarle per 30 e passa anni senza conseguenze.

Sono scelte impopolari, non c’è dubbio: nessun politico si sognerebbe mai di candidarsi con lo slogan “abbasserò le pensioni e vi farò lavorare più a lungo”. Tutti vogliamo sentirci raccontare la favoletta secondo cui riceveremo fantastilioni di pensione e potremo cominciare ad oziare a 50 anni, ma sappiamo che, in fondo, la realtà è ben diversa. Possiamo dibattere per ore sul di chi sia la colpa, dalle pensioni d’oro elargite a destra e manca, alla mancanza di politiche sociali serie come ci sono in Germania e Francia, ma la verità è che oramai si tratta di una corsa contro il tempo per cercare di puntellare un edificio in evidente stato di abbandono. Quindi ben vengano le scelte impopolari: saranno pianti e stridori di denti per alcuni, ma almeno non ruberemo ai nostri figli la serenità di potersi godere la loro vecchiaia in pace, serenità che i nostri padri hanno rubato a noi, gozzovigliando nella bambagia ed infischiandosene di tutto il resto.

Mi piacerebbe però vedere queste misure draconiane affiancate da politiche in grado di aggredire il problema su altri fronti. Dirò una cosa impopolare: non sono certo che le iniziative sociali volte all’incremento della natalità siano la soluzione giusta nel lungo periodo. Se da un lato più figli oggi vorrebbe dire più contribuenti in grado di ripianare i buchi dell’INPS, dall’altro significherà più pensionati fra 70 anni, e quindi la necessità di continuare quel circolo vizioso di pompare più neonati. Ma sappiamo già di essere fin troppi su questo pianeta, e che le risorse naturali a nostra disposizione non dureranno in eterno. Senza politiche mirate a ristrutturare profondamente la catena commerciale che ci siamo costruiti negli ultimi 50 anni, in cui lo spreco di risorse è fuori controllo, non c’è futuro che tenga.

Pur rimanendo euroscettico su altri fronti, sono rimasto piacevolmente sorpreso dall’iniziativa europea di abolire in maniera aggressiva l’uso di plastiche nella grande distribuzione. Ovviamente i commercianti si lamentano, ma è quella l’unica strada che renderà possibile l’incremento della popolazione senza innescare un meccanismo di autodistruzione di massa. Io mi spingerei ancora oltre, ed adotterei in maniera netta il decalogo della decrescita felice promosso da LaTouche:

  1. Accorciare le distanze tra produzione e consumo, sia in termini fisici che umani
  2. Riscoprire il ciclo delle stagioni ed il rapporto con la terra
  3. Ridefinire il proprio rapporto con i beni e con le merci
  4. Ricostruire le interazioni sociali attraverso la logica del dono
  5. Fare comunità
  6. Ripensare l’innovazione tecnologica
  7. Allungare la vita alle cose, rifiutando la logica dell’ultimo modello
  8. Esserci pesando il meno possibile sull’ambiente, come forma di massimo rispetto per noi stessi e le generazioni future
  9. Ridefinire il proprio rapporto con il lavoro
  10. Diffondere i principi del Movimento per la Decrescita Felice in ambito po­litico

Invece che fare come i nostri padri, che hanno solo pensato al loro portafogli (calcolo retributivo anziché contributivo, anyone?), noi dobbiamo far in modo di lasciare ai nostri figli un mondo migliore di come l’abbiamo trovato. Anche se questo comporterà sacrifici, sia in termini economici che di stili di vita. Perché lo stile di vita dei nostri padri non è basato su un modello sostenibile a lungo termine, oramai questo è palese. Quindi è arrivato il momento di affrontare la realtà e smettere di far finta di nulla.

P.S.: questo post è andato in onda anche su Reddit qualche giorno fa, per testare le acque.

Commenti

  1. ha scritto:

    Condivido i tuoi dubbi sulla natalità come panacea per il sistema previdenziale, anzi dirò di più: l’idea di mettere al mondo (questo mondo di oggi, poi!) un altro essere umano per farmi pagare la pensione mi spedisce dritto dritto in modalità antinatalista hardcore.
    Stesso discorso per chi un po’ più a sinistra predica invece l’accoglienza dei migranti “che ci pagheranno le pensioni”: carità pelosetta…!

    Risposte al commento di Mondo in Frantumi

    1. ha scritto:

      Sono perfettamente d’accordo. Ed hai detto benissimo: in questo mondo di oggi, senza prospettive, come si fa a mettere al mondo un figlio? Sui migranti mi sono espresso più volte: non solo è carità pelosetta come dici tu, ma accogliendoli finiamo per impoverire ancora di più il tessuto sociale ed economico delle nazioni da cui scappano (perché rimangono lì solo vecchi e bambini). Ma che ci frega, basta che vengano qui a pulirci il fondoschiena, giusto?

  2. Tutto giusto, ma far ricadere le “colpe dei padri” sui “figli” oltre a non essere giusto non rischia di essere controproducente? I futuri pensionati sono i precari di oggi sono i giovani lavoratori di domani se mai potranno diventare lavoratori qui in Italia un domani. Molto bello quel decalogo anche se forse vista la triste realtà di oggi, difficilmente attuabile. Concordo che la politica della natalità sia davvero senza alcun senso e logica, così come trovo discriminante e discriminatorio che una famiglia con un figlio abbia maggiori privilegi economici (che poi facendo due conti economicamente queste misure non sono poi così pazzesche e convenienti) ed una coppia senza figli ma con uno o due membri della stessa, disoccupati, siano considerati reietti non meritevoli di considerazione solo perchè, in una situazione già difficile non pensano a procreare per fare felici la loro Patria (bleah)

    Risposte al commento di DANIELE VERZETTI ROCKPOETA®

    1. ha scritto:

      Sull’essere più che ingiusto siamo pienamente d’accordo. Ma è una domanda che andava fatta ai nostri padri, che invece hanno gozzovigliato come la famosa cicala nella favola, mentre in pochi seguivano l’esempio della formichina, che metteva da parte le scorte per l’inverno. Allora la domanda diventa: vogliamo far ricadere le colpe dei nostri padri sui nostri figli? Come dici tu, non è giusto ed è controproducente: l’unica cosa giusta da fare è di sobbarcarci l’onere di fermare questo problema, per non lasciarlo in eredità a chi viene dopo. Perché in Italia c’è spesso quest’usanza di rimandare e rimandare e rimandare. Finché poi le cose arrivano ad un punto in cui non si possono rimandare più, e sono dolori e stridore di denti…

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