Ho ritrovato, perfettamente conservato in uno dei miei dischetti d’annata, un testo che avevo copiato da un libro, prendendo spunto dalla moda dell’epoca (parlo dei primi anni 90): la realtà virtuale. Se oggi Internet è una parola che pure i bambini conoscono, a quell’epoca la possibilità di trasmettere un testo per “posta elettronica” ad una persona lontana era considerato un prodigio della scienza, quasi al limite del fantastico. D’altro canto erano appena usciti film come Il tagliaerbe, che presagiva scenari apocalittici e tenebrosi in seguito alla diffusione della rete come mezzo di comunicazione. Te lo riporto integralmente.
Nella comunicazione telematica è facile vivere come se ci si trovasse in uno stato di sospensione, in una dimensione quasi onirica: nel sogno ci sembra di interagire con delle persone vere, ma sappiamo bene che abbiamo a che fare soltanto con noi stessi, con quello che degli altri vive dentro la nostra mente. Come accade in un sogno, anche nella comunicazione telematica il nostro interlocutore è più costruito dalla nostra fantasia che dalla sua propria autonomia di persona concreta. I sogni aiutano a vivere, diceva qualcuno in televisione. È vero! Se non si sognasse non si vivrebbe quella dimensione trascendente che ci porta fuori dal concreto, che rigenera e arricchisce la nostra anima.
Nella sospensione dello stato vigile di coscienza emergono i fantasmi dei nostri abissi. E possiamo confrontarci con loro. Anche se dobbiamo registrare una certa attività della censura culturale anche nel sogno. Infatti le immagini arrivano in superficie con mille mascheramenti, sebbene riescano comunque ad emergere. Nello stato di veglia la censura è mantenuta invece attiva dalla vigilanza cosciente e dal rumore di fondo che ci circonda; in tali condizioni i fantasmi, che sono i prodotti delle nostre fantasie, sono costretti a restarsene sul fondo. Non li percepiamo, anche se essi sono presenti ed esercitano la loro influenza su tutte le nostre attività.
Davanti al monitor, diciamolo pure, ci sembra un pò di sognare. Tutto o quasi tutto diventa possibile, subiamo una sorta di trance ipnotica che tende ad attenuare lo stato di vigilanza. E i fantasmi trovano la possibilità di emergere, prendendo la forma delle pagine web o magari dei testi scritti che si stagliano dal groviglio dei gruppi di discussione. La fantasia ha un ruolo fondamentale nel corso dell’intera esistenza: il bambino sopravvive all’assenza della mamma sviluppando una sostituzione adeguata di essa. Se la mamma non è disponibile in carne e ossa, il bambino se ne autocostruisce una su misura che sia idonea a surrogare quella vera. Da questa sorta di allucinazione nasce il pensiero.
Nella comunicazione telematica il nostro interlocutore non è presente fisicamente. Tuttavia egli è là, da qualche parte nell’Universo… e dentro di noi. Comunichiamo con lui, ma contemporaneamente con noi stessi, con la nostra fantasia, con i nostri bisogni, che possono pericolosamente (cioè illusoriamente) essere soddisfatti dallo schermo magico, se la nostra fantasia funziona bene. Se essa è sufficientemente creativa ma altrettanto legata alla concretezza, allora riusciremo ad immaginare il nostro interlocutore telematico senza perdere di vista il contatto con la verità del mondo concreto. Questo accade quando le cose sono andate bene nel corso del nostro sviluppo: il pensiero, in questo caso, attinge dalla fantasia senza tuttavia diventare “fantasticheria” isolata e falsamente autonoma. Al contrario, quando le cose non sono andate troppo bene nel corso dello sviluppo, allora si possono avere residui di bisogni infantili che emergono nelle situazioni più impensate.
Il pensiero, nella sua corsa verso la sua destinazione finale attraversa numerosi stadi evolutivi. Parte dal primo abbozzo, che è l’intuizione, per diventare alla fine azione concreta. Il processo è molto complesso e percorre numerose fasi. Il pensiero può esprimersi in tanti modi, ognuno dei quali è connotato da specifiche caratteristiche. Possiamo avere un pensiero semplicemente pensato, uno parlato od anche un pensiero scritto e via dicendo. E’ indubbio che il pensiero scritto ha una capacità di penetrazione molto forte. Specie quando il lettore conserva quei bisogni arcaici che sono continuamente a caccia di buone occasioni per esprimersi e per gratificarsi. Ecco perchè la comunicazione telematica, che avviene attraverso testi scritti, può avere una forza d’impatto molto forte e coinvolgente nelle persone vulnerabili.
Tuttavia sembra che queste persone subiscano forti coinvolgimenti anche davanti ad un film o a qualsiasi altra manifestazione adeguatamente evocatrice e l’innamoramento, in questi casi, si colloca inevitabilmente al di fuori di ogni realtà e non implica alcuna responsabilità, a meno che la fantasia non finisca per essere agita e trasformata in un incontro concreto e consumato! In tal caso, tuttavia, non saremmo più di fronte alla comunicazione telematica ma in una condizione di rapporto diretto con una persona concreta.
Commenti
ma perché non parli del tuo argomento preferito (quello che ti fa sorriso a 64 denti 😛 ) ???
Beh, perché non sono argomenti da blog 🙂