Il post di oggi, metto subito le mani avanti, è particolarmente cervellotico, ma giuro che non è stato scritto sotto l’influenza di sostanze stupefacenti, come qualcuno sospettava l’ultima volta che ho parlato di questo argomento 😉 Tutto è nato dal film suggerito dalla figlia grande qualche mese fa, che mi ha fatto ricordare di aver scritto un post in proposito. Dopo aver condiviso quelle mie riflessioni anche su Reddit, mi sono reso conto che la realtà virtuale dei miei sogni in pratica non potrebbe mai funzionare. A parte l’analogia con la caverna di Platone, a cui alcuni hanno fatto riferimento nei commenti, il nocciolo della questione è che il senso della nostra vita è proprio legato a doppia mandata alla fisicità che ci caratterizza. Senza di essa, senza il corpo che porta a spasso per il mondo il nostro cervello, nulla di quello a cui siamo abituati oggi avrebbe più senso. Se non per perpetrare l’illusione di continuare a vivere in un mondo tangibile.
Nella realtà virtuale, ad esempio, non avrebbe senso lavorare: oggi dobbiamo farlo per mantenere in vita il nostro corpo, ma una volta collegato il cervello alla simulazione, non servirebbe zappare la terra o allevare mucche. Immagina un mondo dove non è più necessario studiare discipline che oggi sono fondamentali per la costruzione delle macchine che ci sostengono, dai cacciaviti alle automobili. Come in Matrix, tutte queste conoscenze sarebbero istantaneamente accessibili e assimilabili nella nostra mente. In questo ambiente virtuale, il concetto stesso di tempo assumerebbe una nuova forma.
La mancanza di un corpo fisico potrebbe comportare una trasformazione radicale delle nostre percezioni e delle nostre esperienze sensoriali. Senza occhi per vedere o orecchie per udire, le nostre interazioni con l’ambiente virtuale si baserebbero su segnali elettrici e dati elaborati direttamente dal cervello. Tutto questo porterebbe ad imparare da zero la natura delle sensazioni ed il modo in cui le percepiremmo senza il filtro dei nostri organi sensoriali tradizionali. In un mondo così diverso, le possibilità e le sfide che si presenterebbero sarebbero senza precedenti, aprendo le porte a nuove forme di esplorazione e comprensione dell’essenza stessa dell’esistenza umana.
Insomma, ho capito che, proprio come una margherita, togliendo uno ad uno i petali che rappresentano la nostra materialità e la necessità di crescere ed imparare, alla fine non rimarrebbe nulla. Neppure il senso della vita. Insomma, il mio sogno di diventare virtuale non potrà mai avere un senso. Peccato.
Commenti
È la stessa impressione che ho, guardando “i giovani di oggi” quando si muovono sempre con le cuffie alle orecchie o quando sono presi con i loro smartphone, anche quando ci sono amici o persone vicine a loro. Danno proprio l’impressione di voler estraniarsi nel loro mondo virtuale.
Risposte al commento di Trap
Beh, posso capirli, visto come il mondo sta andando a rotoli e non c’è molto che i giovani di oggi possano fare per cambiare le cose, specialmente essendo stati educati all’ombra dei social, e non nelle piazze a protestare.
Risposte al commento di camu
Se posso consigliarti un libro, che proprio ieri ho letto in una sera. Più che un libro è un fumetto (quindi purtroppo non è tanto ascoltabile), si intitola “L’effetto He-Man”. In sostanza parla della grande “tattica” operata dai grandi colossi dell’entertainment grazie ai cartoni e alle serie TV, addirittura già dagli anni ’40 con i film di Walt Disney, quelli di Hasbro (He-Man and the Masters of the Unvierse, G-Shock, Transformers, Power Rangers) ed altri, sapientemente realizzati in modo da far invogliare i bambini ad acquistare i giocattoli (e in più, da adulti, provocare loro l’ “effetto nostalgia”). Il libro parla anche della deregulation selvaggia in questo campo operata dal presidente Reagan. Ecco, questo è un sunto, comunque ne consiglio la lettura.
Risposte al commento di Trap
Ecco, dimenticavo una “piccola” cosa, questa grande “tattica” verrà sfruttata anche in altri campi, soprattutto quello politico… ci siamo capiti
Risposte al commento di Trap
Interessante, vedo di procurarmelo 🙂
Chissà, anche in un Mondo virtuale forse troverebbero il modo di sfruttarci…
Risposte al commento di Mondo in Frantumi
Probabilmente. Comunque è triste pensare che questa cosa della preda e del cacciatore, evidentemente scolpita nel nostro DNA da quando abbiamo cominciato a camminare su questa palla galleggiante, sarà sempre parte della nostra natura.