due chiacchiere

Una frenata monetaria troppo brusca

Ne parlavo già una quindicina d’anni fa, ed a quanto pare la storia si sta ripetendo in questi mesi: la politica monetaria delle banche centrali in giro per il mondo sta mandando l’economia in tilt, rendendo la metaforica barca impossibile da governare. Per anni, già da ben prima della pandemia, hanno praticamente regalato soldi a vagonate mantenendo gli interessi bassi (come dimenticare il famoso Whatever it takes di Mario Draghi nel 2015?). Il risultato? Un’economia drogata, un po’ come ai tempi della bolla di internet degli anni Novanta, in cui migliaia di aziende hanno aperto da un giorno all’altro, assumendo allegramente senza paura di finire in bancarotta, contando sul fatto di poter attingere a continui prestiti gratuiti per finanziare le proprie idee ed i propri fallimenti. La letteratura economica in quest’ambito è molto ampia, con studiosi da ogni parte del mondo a suonare campanelli d’allarme sui pericoli di questa politica così lassista. Poi è arrivata la pandemia, ed i tassi già bassi (che quindi lasciavano poche armi alle banche centrali per rianimare l’economia), sono stati forzati ad uno zero innaturale.

Spesso, quando ascolto podcast sull’argomento, viene fatta l’analogia con un’automobile, che rappresenta l’economia, la sua velocità (l’inflazione) ed i pedali del freno e dell’acceleratore, che rappresentano l’innalzamento e l’abbassamento dei tassi d’interesse. Usando quest’analogia, per anni ci si è lanciati a velocità sostenute, per poi accelerare in maniera folle durante la pandemia, facendo di tutto per non rimanere impantanati. Ora, l’impennata dei tassi è l’equivalente dello schiacciare il freno in maniera aggressiva e consapevoli del fatto che la macchina possa sbandare, e che vi saranno vittime lungo il cammino, mentre si tenta di riportarla in carreggiata. In Europa, la governatrice ha affermato che la BCE sta navigando a vista, probabilmente condizionata dai falchi che compongono il consiglio direttivo. In America, il suo omologo ha ammesso di essere cosciente che vi saranno delle vittime di questa politica sui tassi, ma che queste vittime (la gente comune alle prese con la recessione) sono necessarie per il bene di tutti. Il crollo di Silicon Valley Bank ne è stato un esempio lampante, che immediatamente tutti si sono affrettati a minimizzare.

Foto dei quattro governatori più importanti: Stati Uniti, Europa, Inghilterra, Giappone

Pur non avendo studiato economia in maniera rigorosa a scuola, sono sempre stato appassionato di queste tematiche. Stando a quel poco che ho capito finora (ed il buon Federico Neri potrà bacchettarmi a piacimento, per correggere eventuali castronerie), almeno nel Paese a stelle e strisce, è che si sta usando la medicina sbagliata per curare il paziente. L’inflazione galoppante, da questa parte dell’Atlantico, è in buona parte legata alla mancanza di prodotti e materie prime, non al benessere generale della popolazione. Si tratta della classica distinzione tra domanda ed offerta, e mentre la FED può cercare di frenare la domanda, facendo costare i soldi più del dovuto, dall’altro lato quel rimbambito di Biden sta facendo ben poco per dare una scossa all’offerta. Sebbene le grandi catene di distribuzione si siano riprese dallo choc del 2020, ancora oggi i prodotti stentano ad arrivare nei negozi, vuoi per le sanzioni a Russia e Cina, vuoi per la miopia nel fare accordi globali con altri Paesi fornitori di materie prime.

Il governo Meloni, almeno in tal senso, mi sembra un paio di passi avanti rispetto al resto d’Europa: chissà come mai i giornali hanno parlato pochissimo delle proteste francesi, ed ancora meno della crisi finanziaria delle banche tedesche? Vedi che se erano gli italiani o gli spagnoli ad essere nei guai, li avrebbero sbattuti in prima pagina per settimane (chi si ricorda ancora dei PIGS?). Lasciando da parte le mie convinzioni sull’uso indiscriminato della teoria dell’agenda setting, vedo che l’Italia ha riacquistato una stabilità ed un prestigio (prima con Draghi ed ora con Meloni) al quale in pochi sembrano fare caso, nell’ambito economico. Però se andiamo a confrontare lo spread italiano del 2019, prima della pandemia, con quello di oggi, notiamo come la musica in Europa sia evidentemente cambiata. E chi è che c’era al governo nel 2019, in anni di apparente serenità e ripresa economica? Come dicevo al mio amico Luca, se proprio non ti piace Giorgia in Italia, mandatecela qui in America, e noi magari vi mandiamo Biden, che ne pensi?

Intanto, tornando all’operato dei governatori delle banche centrali, sono molto perplesso sul futuro che ci aspetta: nel 2008, quando Obama era Presidente, il suo ministro dell’economia lavorava a braccetto con il capo della Federal Reserve, ed in effetti l’economia è stata raddrizzata nel giro di un paio d’anni, mentre l’Europa merkeliana continuava ad annaspare fino al 2018. Adesso però la ministra all’economia di Biden non sembra avere un impatto altrettanto incisivo, e grazie al Congresso spaccato che ci ritroviamo,  non si vedono all’orizzonte politiche economiche importanti che possano dar vita ad una ripresa forte e sostenibile, in un quadro di politica internazionale che guardi oltre le schermaglie bellicose tra Paesi. La verità, continuo a ripeterlo, è che l’America è oramai in declino. I bambinoni viziati con le pistole sono rimasti tali, mentre in Cina hanno fatto passi da gigante investendo in infrastrutture ed accordi strategici per le materie prime. Oramai il nodo non è se ma quando la Cina effettuerà il sorpasso ufficiale.

Lascia un commento

Torna in cima alla pagina