due chiacchiere

Archivio del mese di settembre 2011

Tre pietanze con una ricetta

Ora che anche la moglie ha ripreso a lavorare, abbiamo deciso di fare a turno in cucina per preparare la cena. L’altra sera avevo voglia di frittata, ed essendo uno a cui piace sperimentare nuovi gusti, mi sono rivolto ad Internet per trovare l’ispirazione giusta. Così ho trovato una ricetta con asparagi, peperoni rossi e… Philadelphia (o cream cheese, come lo chiamano da queste parti). Una base dai colori prettamente italiani, che a mio parere può essere usata come punto di partenza per tre piatti diversi, in grado di soddisfare i gusti più esigenti: la frittata per i vegetariani, lo spezzatino per i palestrati e la pasta per gli amanti del classico. Il giusto equilibrio tra proteine, grassi e vitamine, che farebbe contento persino il mio capo, vero esperto di sinergie tra cibi 🙂 Leggi il resto di Tre pietanze con una ricetta

Elisabetta, meteora sulla tv americana

Peccato, l’avventura di Elisabetta Canalis in America non è durata che un paio di puntate di Ballando con le Stelle. La moglie, che essendo una grande ammiratrice di Clooney, ne è rimasta contenta, ed anch’io non m’aspettavo che la tenessero ancora a lungo. Il suo inglese limitato non le ha consentito di far breccia nel cuore degli americani, ed il suo ballo “legnoso” (ma Antonio Ricci ed il Gabibbo non le hanno insegnato niente?) non ha certo contribuito. Ecco qui un video dove la poveretta sfoggia la sua pronuncia migliore nei saluti finali prima di tornare a casa.

Come WordPress ha sconfitto Joomla

Qualche settimana fa è stato pubblicato un interessante articolo su Weblog Tools Collection (non più disponibile, nda) che narra la storia di due sistemi per la gestione dei contenuti, Joomla e WordPress, e le scelte strategiche dei rispettivi team di sviluppo dal 2006 ad oggi. Cinque anni di storia che, ripercorsi con il senno di poi, fanno capire in prospettiva quale sia il cavallo su cui conviene scommettere per i prossimi anni. E così mentre io su queste pagine sto già testando (shhh, non dirlo a nessuno!) la dissecazione aortica (già, questo il nome in codice della versione 3.3 del sistema di casa Automattic, chissà perché avranno scelto una malattia così brutta) di WordPress, facciamo il punto della situazione insieme a Dan Norris. Leggi il resto di Come WordPress ha sconfitto Joomla

Dai un voto a quest’articolo

Qualche tempo fa, una mia assidua lettrice, volendo trovare modi alternativi di soddisfare l’istinto di rispondere ai commenti, mi ha proposto di aggiungere un meccanismo di voto che consentisse di “piacere” a la Facebook gli interventi degli altri. Un cuoricino, un Mi Piace, un pulsantino +1, qualsiasi cosa a cui i moderni network sociali ci hanno abituato. E proprio in questo contesto sembra cadere a fagiolo un recente articolo su Wired, dove appunto si analizzano le implicazioni sociali e comportamentali di tutti questi sistemi di valutazione a cui oramai siamo assuefatti. Articolo che mi ha fatto anche ricordare i bei tempi quando lavoravo in Italia e con il mio amico Matteo ci tuffavamo in brainstorming e discussioni filosofiche sulla rete. Erano i tempi in cui avevo coniato il termine bsociale, il bulimico sociale, l’opposto dell’asociale. Leggi il resto di Dai un voto a quest’articolo

Finalmente posso pagare col telefono

Per l’incursione di oggi nella lingua americana, prendo spunto da un video apparso recentemente su YouTube, che illustra il funzionamento dell’ennesima novità in casa Google: Wallet, un sistema che consente di pagare al negozio con il cellulare. Un concetto di cui già si parlava almeno 15 anni fa, quando ancora iPhone e soci non erano neppure stati concepiti. Ma che solo oggi vede la luce, grazie alla maturazione della tecnologia in questo settore. Da un lato sono contento di questa novità, ma dall’altro inizio ad aver paura di come la Grande G stia pian piano estendendo i propri tentacoli a tutti gli aspetti della nostra vita quotidiana. Manca solo Google Food! Leggi il resto di Finalmente posso pagare col telefono

Rotolo con spinaci e prosciutto

In Italia, una delle cose positive del posto dove lavoravo erano i buoni pasto: più o meno cinque euro, che mi consentivano di avere una buona insalata al bar dietro l’angolo, oppure un pasto completo alla vicina mensa comunale. Dove con il buono pasto più un euro mi davano un bel piatto di pasta, acqua a volontà ed un caffè. Qui all’università, ed in generale in America, il concetto del datore di lavoro che ti paga la pausa pranzo è poco diffuso, ed è raro trovare aziende che offrono agevolazioni in tal senso. Così, per risparmiare qualche soldo, in genere mi porto il pranzo da casa. A volte però vado alla mensa universitaria a comprare qualcosa. Al contrario di quello che si potrebbe pensare, non ci sono solo “schifezze”, ma hanno anche insalate, zuppe e pasta primavera. Ti propongo uno dei miei piatti preferiti.
Leggi il resto di Rotolo con spinaci e prosciutto

Approccio agile alla gestione delle email

Gli addetti ai lavori già dal titolo avranno capito di cosa sto per parlare oggi, in questa terza ed ultima puntata della mia miniserie su come gestire al meglio un progetto. Nell’ambito dello sviluppo software, da anni, si è affermata una tecnica chiamata agile, che formalizza in maniera rigorosa i vari passi da seguire quando ci si appresta a scrivere un nuovo applicativo. Una tecnica che si contrappone a quelle classiche che ingegneri ed informatici imparano nei noiosi corsi di Ingegneria del Software, passando settimane a litigare con piattaforme come Rational Rose e a sviluppare lunghe e noiose liste dei requisiti e diagrammi vari. L’approccio agile, come la parola stessa lascia intuire, affronta il problema dal fronte opposto, scomponendo il progetto in piccole operazioni (task), creando un ciclo di sviluppo rapido per ognuna di esse, anticipando la prototipazione e ritardando la documentazione. Leggi il resto di Approccio agile alla gestione delle email

In volo dopo tre anni

Caspita come “vola” il tempo: l’ultima volta che sono salito su un aereo è stato tre anni fa per andare prima a San Francisco e poi in Minnesota qualche settimana dopo, per due corsi di aggiornamento su un prodotto Oracle, che nel frattempo la dirigenza ha deciso di non usare più (evviva lo spreco di denaro pubblico). Fra qualche ora sarò dalle parti di Boston per seguire un workshop in tre puntate su tecniche della comunicazione, gestione di progetti (o project management, come dicono quelli che hanno studiato) e tant’altra bella fuffa che, sono certo, mi annoierà a morte.

Un corso che, ancora adesso che sto per imbarcarmi, non capisco perché non sia stato organizzato online. Nell’era della banda larga, delle teleconferenze, degli smartphone, ancora la gente deve salire su un aereo per fare un corso di aggiornamento? Come forse avrai intuito leggendo tra le righe, non è che sia particolarmente entusiasta di mettermi in viaggio: sarà la pigrizia che con l’età diventa sempre più predominante, sarà che con le mille cose da fare al lavoro, perdere tempo nella sala d’aspetto in aeroporto (dove non c’è neppure il wifi gratuito) non è il massimo. Volendo guardare ai lati positivi, da buon americano adottato quale ormai mi sento, questo viaggetto è stata l’occasione per prendere per la prima volta in assoluto un treno (da Penn Station all’aeroporto di Newark), e poi vedrò Boston che è, dopo San Francisco, la seconda città che amo dell’America. Ed ora vediamo se mi toccherà spogliarmi nudo al check-in. 

Torna in cima alla pagina