due chiacchiere

Accessibilità in Italia, non tutto è perduto

Circa un mese fa, lontano dalle luci della ribalta (attualmente puntate tutte sugli scandali della politica) è stata pubblicata la bozza di un decreto legge del governo riguardante l’agenda digitale italiana. La sua particolarità, rispetto ai vari tentativi (praticamente tutti falliti) che l’hanno preceduta, è quella di includere anche disposizioni sull’accessibilità degli strumenti informatici, ed in particolare dei siti web, della pubblica amministrazione del Belpaese. Sono passati più di otto anni da quando la legge 9 gennaio 2004, n. 4 (comunemente nota come Legge Stanca), entrò in vigore, e poco o nulla è successo in questo lasso di tempo per ammodernare e rendere accessibile l’offerta digitale rivolta ai cittadini dello Stivale. Ora qualcuno ha deciso di provarci nuovamente, stavolta introducendo sanzioni concrete per i dirigenti “lavativi” che semplicemente ignorano il problema. Già, perché in Italia se non minacci procedimenti disciplinari e tagli allo stipendio, nessuno muove un dito.

Vediamo alcuni dei punti salienti di questo decreto contenente disposizioni urgenti in materia di attuazione dell’agenda digitale italiana (ma perché in Italia è sempre tutto urgente?):

  • L’inosservanza delle disposizioni del presente articolo è rilevante ai fini della misurazione e della valutazione della performance individuale dei dirigenti responsabili ed è oggetto di riduzione di fondi per le attività di informatica e di comunicazione dell’amministrazione nella misura del 5 per cento dei medesimi fondi
  • Entro il 31 marzo di ogni anno, le amministrazioni pubbliche [..] pubblicano nel proprio sito web, gli obiettivi di accessibilità per l’anno corrente. La mancata pubblicazione è altresì rilevante ai fini della misurazione e valutazione della performance individuale dei dirigenti responsabili
  • Gli interessati che rilevino inadempienze in ordine all’accessibilità dei servizi erogati [..] ne fanno formale segnalazione, anche in via telematica, all’Agenzia per l’Italia digitale. Qualora l’Agenzia ritenga la segnalazione fondata, richiede l’adeguamento dei servizi assegnando un termine non superiore a 90 giorni

Tanto fumo e poco arrosto

Tutto bello e teoricamente inconfutabile: dirigenti punibili, più potere alle associazioni dei disabili, un’agenzia di monitoraggio pronta ad intervenire. Peccato che ad oggi il sito preposto alle segnalazioni, www.accessibile.gov.it,  sia fuori uso ed abbandonato ad un destino più triste della Costa Concordia. Peccato che la certezza della pena è un vero e proprio miraggio (o miracolo) italiano, e se non vanno in carcere i vari Fiorito e soci, come possiamo sperare di veder puniti coloro che non applicano queste quisquiglie? Peccato che molti passaggi del decreto siano vaghi e dicano cose come “compatibilmente con le dotazioni di bilancio”, che in Italia è il burocratese per dire mai. Insomma, come al solito è mancato il coraggio di fare qualcosa di più incisivo.

Una generalizzata noncuranza

Ed è per questo che ad otto anni dall’entrata in vigore della legge Stanca, le norme emanate a garanzia dei diritti delle persone con disabilità rimangono purtroppo sistematicamente disattese dalla quasi totalità delle pubbliche amministrazioni e, nonostante la generalizzata inadempienza dei soggetti preposti a garantire il rispetto e l’applicazione delle norme sopraddette, non si ha neppure notizia di interventi delle autorità di vigilanza preposte alla correzione del deprecabile stato di cose. Non parliamo poi delle associazioni di categoria, che fintanto che prendono i contributi statali, preferiscono non ringhiare al padrone che gli riempie il piatto in cui mangiano.

Commenti

  1. Caigo
    ha scritto:

    Otto anni… si può capire un possibile ritardo dovuto alla necessità di far partire un sistema ma dopo tutto questo tempo il giudizio si può esprimere con una sola parola:
    Beffa.

    Risposte al commento di Caigo

    1. camu
      ha scritto:

      Esattamente. Ed ovviamente i veri beffati sono i disabili, che ancora nel 2012 non hanno la possibilità di accedere a buona parte della pubblica amministrazione online. Se a questo aggiungiamo la scarsa usabilità anche per gli utenti non disabili, la frittata è fatta.

  2. Fabio
    ha scritto:

    I veri beffati sono tutti…
    Perché continuare ad utilizzare il bastone per dei poveri asini che non hanno più nulla da dare?
    Perché invece non fornire soluzioni “accessibilii” per chi lavora nella PA? “L’accessibilità” deve solo essere per gli utenti o anche per chi lavora? Oppure è tanto bello per i governi continuare a legnare le poche persone che lavorano nella PA che tanto i fannulloni continueranno ad essere tali?

    Risposte al commento di Fabio

    1. camu
      ha scritto:

      Hai pienamente ragione, quello delle applicazioni accessibili é un tema ancora tabù e non solo in Italia. Proprio su questo argomento sto preparando in articolo che analizza, ad esempio, l’accessibilità di WordPress. Per evidenziare come oggi, in un’epoca in cui quasi tutto é basato sul web, basta davvero poco per far contenti sia i produttori di contenuti accessibili (sia nel ruolo di utenti che in quello di fornitori) sia gli utenti finali del servizio. Perché spesso ci si dimentica che chi produce contenuti non viene messo in grado dal sistema di rendere quei contenuti accessibili.

  3. Fabio
    ha scritto:

    Non vedo l’ora di leggerlo!

  4. Fabio
    ha scritto:

    P.s.: mi pare di aver letto un articolo sulla rete a riguardo il problema di un’eterna incompatibilità tra la grammatica richiesta dalla legge Stanca e l’HTML 5. Ne sai qualcosa?

    Risposte al commento di Fabio

    1. camu
      ha scritto:

      @Fabio: HTML5, ad oggi, non è ancora una specifica ufficiale, quindi in teoria non si dovrebbe usare per i siti che si vogliono fare a norma, in Italia. Il recente recepimento delle WCAG2, e le varie proposte di legge attualmente in Parlamento, mirano a colmare questa lacuna.

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