due chiacchiere

Collasso 2050, per non far finta di nulla

Il 5 novembre è passato. Dopo due giorni di mal di testa alimentato dall’angoscia, ho accettato l’esito. Essere consapevole dell’imminente collasso mi ha reso più forte, e mi ha consentito di superare rapidamente le tipiche fasi del lutto. Insensibile alla situazione, mi sento come un osservatore che guarda dall’esterno. Non è la descrizione più accurata della mia vera condizione, ma mi aiuta a rimanere obiettivo. Ci sarebbe tanto da dire sul nostro futuro, ma non voglio ripetere ciò che sai già. Oggi voglio invece parlare di come un governo troppo autoritario potrebbe innescare un collasso finanziario nei prossimi 18 mesi.

Le parole qui sopra, sebbene non virgolettate, sono la traduzione dell’apertura di uno degli articoli recentemente apparsi sul sito Collapse 2050. Un blog in cui si tentano di prevedere gli scenari che aspettano noi ed i nostri figli in base alla traiettoria che sta prendendo il mondo intorno a noi. Sebbene prevedere il futuro non è ancora possibile (anche se con l’intelligenza artificiale, oramai poco manca), l’esercizio di immaginare come saremo tra 25 anni è tutt’altro che futile, specialmente se consideriamo di essere arrivati ad un punto in cui il collasso del sistema, al quale non vuole pensare nessuno, è oramai inevitabile, dato che pur con tutte le buone intenzioni, continuiamo a fare gli stessi errori geopolitici, continuiamo ad inquinare il pianeta come se nulla fosse, e continuiamo ad eleggere parrucconi che hanno a cuore soltanto il proprio portafogli.

Incamminarsi in questo viaggio immaginario nel futuro allora diventa un modo per prepararsi quanto più possibile all’inevitabile, sia spiritualmente che materialmente. Per questo ho deciso di tradurre e pubblicare alcuni di quegli articoli nelle prossime settimane: un servizio di utilità sociale, non tanto per generare consapevolezza e sperare che le cose cambino (quel treno è già partito da un pezzo), quanto piuttosto per vestire i panni di una novella Cassandra, che vede il futuro ma è incapace di cambiarlo. Ti lascio dunque alla lettura del resto della traduzione.

Innanzitutto, non sono un indovino. Non sto facendo una previsione, ma evidenziando le probabilità. Anche solo un 10% di possibilità di collasso finanziario entro un anno e mezzo dovrebbe essere sufficiente a far drizzare i capelli sulla nuca. È importante monitorare gli sviluppi nel caso in cui queste probabilità aumentino. Cominciamo con il modo più ovvio in cui un governo può distruggere l’economia.

Attualmente negli Stati Uniti ci sono circa 19 milioni di dipendenti pubblici, di cui 2,9 milioni lavorano per il governo federale. Supponiamo che l’amministrazione entrante sostituisca qualche migliaio di dipendenti con persone fedelissime al programma che si sono preposti di portare avanti. Sebbene questa sia una piccola frazione del numero totale di dipendenti, potrebbe avviare una reazione a catena di licenziamenti e assunzioni che trasformerebbe l’intero servizio degli enti pubblici secondo un’ideologia specifica. Eppure siamo tutti convinti che il servizio degli enti pubblici dovrebbe essere apartitico, anche per evitare discriminazioni.

Perché altrimenti si rischia di bloccare un sistema economico che dipende dalla spesa pubblica. Una torta che rappresenta circa un terzo dell’intero PIL degli Stati Uniti. Un cambiamento di tale portata, eseguito in modo avventato, rischia di provocare una destabilizzazione dell’attività economica del Paese. Senza un apparato governativo funzionante, le attività normali e le reti di protezione fiscali automatiche (come l’indennità di disoccupazione) potrebbero fallire, e la politica fiscale diventare inefficace. Ne abbiamo avuto un’anteprima durante i primi mesi del Covid.

Un governo che tenta di controllare la politica della banca centrale potrebbe anche distruggere l’economia. La storia dimostra che i governi sono tentati di spendere più di quanto raccolgono. Il denaro facile, stampato per rimpinguare le casse dello stato, è un modo semplice per mantenere i cittadini soddisfatti. Di solito, la spesa è mitigata dalla capacità di tassare e prendere in prestito. Tuttavia, facendo troppa leva sulla stampa di denaro, questi vincoli vengono rimossi.

Sebbene il mercato dei Buoni del Tesoro potrebbe ribellarsi a una spesa fuori controllo, ciò non importerebbe ad un governo in grado di creare denaro dal nulla. Perché imporre vincoli e restrizioni non è mai una mossa popolare: tutti vogliamo vivere nell’agiatezza del sogno americano, senza dover far alcun sacrificio. Sfortunatamente, farlo spingerebbe l’economia in una spirale iperinflazionistica e provocare un collasso finanziario.

Qualcuno potrebbe pensare che non tutto il male vien per nuocere, e che un collasso economico ridurrebbe la produzione e quindi le emissioni. Chissà. Ma nel frattempo saranno tempi duri.

Commenti

  1. Giovanni ha scritto:

    Ottimo articolo Camu ……. complimenti.
    Quello che hai scritto, non è pura fantasia, al di la delle percentuali che che potrebbe accadere, con una gestione non molto improntata sulla finanza …………..non si è molto lontani da quello che hai scritto.
    Ovviamente(quasi) per tutti i paesi.

    Risposte al commento di Giovanni

    1. camu ha scritto:

      Non è tutta farina del mio sacco, come si dice in questi casi. Ma proprio per questo ho iniziato a seguire quel blog, perché mi è piaciuta l’analisi schietta fatta dall’autore, senza perdersi troppo in faziosismi di qualsiasi colore politico. Che portano soltanto a perdere tempo, mentre la povera gente continua a soffrire sempre di più.

  2. Piero_TM_R ha scritto:

    Beh, ricordiamoci che è passata abbastanza in sordina la notizia della più grande azienda cinese, Evergrande, che di fatto è fallita in terra madre ed è in una sorta di concordato in America.
    A quanto ne sappiamo in Cina hanno arrestato un po’ di persone e probabilmente lo stato ha coperto il debito in qualche modo, ma il rischio di un nuovo collasso come nel 2008 c’è stato e credo che possa accadere, si parlava di miliardi di dollari di debiti non recuperabili e direi titoli tossici.
    Che poi gli Stati ci mettano del loro pasticciando con l’economia e i denari stampati non è un mistero, lo hanno sempre fatto.
    Mio padre mi ha sempre raccontato di un economista (non ricordo il nome) che più volte pubblicamente affermava che gli italiani vivevano al di sopra delle loro possibilità. Pensare che erano, se non ricordo male, la fine degli anni ’70 dove tutto sommato non si stava poi così male. Poi c’è stata la follai degli anni ’80, si spendeva veramente più di quello che si aveva, girava una marea di nero e gli Stati facevano debiti tra loro senza troppi problemi
    Oggi con l’attuale casta politica il rischio di un frontale con un problema è più che probabile, non si riesce ad avere al comando qualcuno che non pensi alle prossime elezioni ma che cerchi di capire il mondo tra 10-20 anni.
    Purtroppo in parte la colpa è nostra che mettiamo le nostre vite ed il nostro futuro nelle mani di gente che dovrebbe cercare un vero lavoro (da cui verrebbero licenziati nel giro di poco per manifesta incompetenza!)!

    Risposte al commento di Piero_TM_R

    1. camu ha scritto:

      Si, Evergrande è stata una tragedia per moltissimi investitori cinesi. Un po’ come Enron e Lehman Brothers lo sono stati per gli investitori americani. Però, mentre in occidente le crisi della bolla di internet prima, e quella del mercato immobiliare poi nel 2008, hanno messo in ginocchio un sistema economico fragile e malgestito, la Cina ha accusato il colpo ma non sembra aver dovuto pagare conseguenze analoghe. Segno che il sistema economico cinese ha retto meglio ed è stato in grado di riprendersi più rapidamente. Dovuto anche ai battibecchi politici che nel 2008 non consentirono un intervento rapido da parte dell’amministrazione capeggiata da Obama, cosa che i cinesi non hanno. Ed è qui che a volte penso che “troppa democrazia faccia male”, se intendi cosa voglio dire.

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