due chiacchiere

Il treno accessibile

Un paio di giorni fa, dopo tanto (ma proprio tanto) tempo, ho preso un treno italiano (si, ma poi l’ho restituito), vista la concomitanza dello sciopero dei benzinai. Dovevo recarmi in un paesino qui vicino per delle commissioni. Non voglio “sparare sulla croce rossa” e non parlerò quindi male delle Ferrovie dello Stato, ma mi è subito venuto in mente l’ultimo treno su cui ero salito: uno Shinkansen giapponese (una specie di Eurostar) che portava me e la moglie da Kyoto a Tokyo. Lasciamo perdere l’argomento pulizia (da loro alle stazioni principali il treno viene fermato 10 minuti ed un manipolo di signore armate di strofinacci e spolverini tirano a lucido le carrozze prima di farlo ripartire), e non consideriamo la puntualità (se c’è scritto che la corsa parte alle 17 e 34 ed il tuo orologio segna le 17 e 35, senza ombra di dubbio sbaglia quella patacca che ti ritrovi al polso). Parliamo di accessibilità.

il treno fermo alla stazione non è alzato rispetto alla banchina

La foto qui sopra parla chiaro: da quelle parti hanno capito che una persona con la sedia a rotelle può avere difficoltà a fare i due o tre scalini per salire in carrozza. La soluzione è semplice quanto ingegnosa: costruire i binari un po’ più profondi, in modo che il piano del treno sia alla stessa altezza della banchina: persone anziane, disabili, mamme con il passeggino apprezzavano sicuramente questo piccolo accorgimento. Che non era riservato soltanto ai treni superveloci, ma esteso anche a regionali e metropolitani (vedi freccia 1 nella figura qui sopra). Per non parlare dell’ordine: qui da noi si vedono persone che corrono a destra e sinistra e si ammassano in ordine sparso davanti alle porte del treno, rallentando di fatto le “operazioni di carico” e quindi mettendo a rischio la puntualità della corsa. Da loro tutto questo non esiste (vedi freccia 2 sopra): una linea disegnata per terra, indica esattamente dove si fermerà la porta del treno, basta quindi mettersi in fila ordinata dietro quella linea, ed attendere di salire in carrozza. Velocemente, senza fracasso, e salvando la puntualità.

interno di una carrozza, silenzioso e confortevole

Una volta saliti a bordo, l’accessibilità continua ad essere l’imperativo sopra ogni altra cosa, per gli ometti del Sol Levante. Ogni schienale riporta, per il passeggero che lo guarda, l’ubicazione carrozza per carrozza dei bagni, degli scompartimenti riservati ai fumatori (delle vere e proprie camere a gas, ma contenti loro…), del telefono di bordo, del bar e di altre amenità utili a passare il tempo. Così non devi girare a vuoto alla ricerca di un posto dove fumare o dove sgranocchiare qualcosa. I sedili poi (questa è da svenimento) sono”girabili”: se siete in quattro, premi un pedale sotto il sedile, e giri una fila in modo da guardare in faccia chi ti sta dietro. Favoloso.

Commenti

  1. ha scritto:

    Sono anni luce avanti a noi, nulla da dire.
    Gli ingressi segnati esistono comunque anche in alcune fermate di metropolitana londinesi… segno che da qualche parte, anche in Europa, esiste un pizzico di civiltà.
    Ciao,
    P|xeL

  2. Matteo
    ha scritto:

    Ne compro due!!!
    (ho una passione per i trenini BRIO!! prima o poi ne comprerò davvero uno….)

  3. camu
    ha scritto:

    pixel, hai proprio ragione… se riuscissi ad imparare il giapponese (l’inglese lo parlano proprio in pochi) andrei a viverci!
    matteo, ma perché sempre due?

  4. Matteo
    ha scritto:

    Uno è sempre di scorta 😉

  5. Davide Salerno
    ha scritto:

    Ad Alessandria due anni fa hanno ristrutturato la stazione ed ora le banchine sono più alte tanto da arrivare a livello del treno. Questo ovviamente va bene solo per alcuni treni e precisamente i più nuovi (Eurostar, Minuetto ecc ecc).
    Le altre cose invece ce le sogniamo bellamente

  6. camu
    ha scritto:

    Mi chiedo se anche le altre ristrutturazioni previste nelle grandi città (firenze, bologna, napoli) hanno tenuto in considerazione questo tipo di intervento…

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