due chiacchiere

La storia complicata del credito sociale cinese

Ho sempre notato una tendenza della stampa italiana ed internazionale a dipingere qualsiasi notizia che arrivi dalla Cina con un tono spesso sinistro e circospetto. Si, lo so che il partito comunista che comanda da quelle parti non eccelle in trasparenza e rispetto dei diritti umani, ma lo stesso vale per tante altre nazioni (vogliamo parlare di Israele e delle recenti elezioni di Netanyahu?). Eppure su queste nessuno punta i riflettori della grande opinione pubblica. Oggi vorrei condividere la traduzione di un articolo che ho letto su Wired qualche anno fa, in cui l’autore esplorava le varie sfaccettature di un particolare aspetto del modello sociale cinese, di cui pochi hanno sentito parlare: il cosiddetto credito sociale. Negli anni, il sistema su cui si basa è stato paragonato a Black Mirror o al Grande Fratello di Orwelliana memoria. Ma le cose non sono così semplici come questi stereotipi vogliono farci credere.

L’idea del credito sociale è nata nel 2007, con progetti annunciati dal governo che consentivo ad aziende e cittadini di aderire all’iniziativa in maniera volontaria. Qui in America esiste una cosa analoga, chiamata credit score, di cui avevo parlato l’anno scorso, in cui aziende private come Experian tracciano scrupolosamente il modo tempestivo in cui paghiamo i nostri debiti, fornendoci un punteggio utilizzato da istituti di credito e fornitori di mutui per valutare la nostra affidabilità. Nell’era del commercio elettronico, poi, molti abbiamo anche punteggi sociali:  chiunque abbia fatto acquisti online, da eBay ad Amazon, ha accesso alla valutazione del commerciante sui tempi di spedizione e sulla comunicazione. Per non parlare dell’economia distribuita in cui viviamo: se hai mai preso un Uber, sai benissimo che ti verrà chiesto di dare un parere sul conducente appena terminata la corsa, e lo stesso faranno per te come passeggero, e se il tuo punteggio scende troppo, ti toccherà fartela a piedi.

Tigri in esposizione per il capodanno cinese

Insomma, anche noi occidentali siamo circondati, oggi più che mai, da altri che ci giudicano in tanti modi diversi. Ecco, il sistema di credito sociale cinese estende quest’idea a tutti gli aspetti della vita, giudicando il comportamento e l’affidabilità dei cittadini, e stabilendo dei parametri standard così che tutti siano valutati sullo stesso piano. Sorpreso a non pagare una multa in tribunale o rovinare il sedile del treno su cui stai viaggiando? Occhio, perché potresti perdere alcuni diritti, come prenotare un volo o un biglietto del treno. Diciamocela tutta, quante volte abbiamo fantasticato di avere una cosa simile in Italia, guardando impotenti il vandalo di turno deturpare un monumento o approfittarsi di una situazione? “L’idea in sé non è un fenomeno cinese”, afferma Mareike Ohlberg, ricercatrice associata presso il Mercator Institute for China Studies. Né lo è l’uso, e l’abuso, di dati aggregati per l’analisi dei comportamenti.

I governi locali cinesi hanno i propri sistemi di registrazione sociale che funzionano in modo diverso, mentre le versioni private non ufficiali sono gestite da società come Zhima Credit di Ant Financial, meglio conosciuta come Sesame Credit. Ant Financial è la società di pagamento nata da Alibaba. I sistemi utilizzano le abitudini di acquisto tra gli altri dati per informare i punteggi dello stile di credito, con la possibilità per i clienti di scegliere se aderire o meno. “Non esiste un unico sistema coordinato a livello nazionale”, afferma Ohlberg. E gli esperimenti che si stanno conducendo a livello locale non funzionano tutti allo stesso modo. Anzi, i sistemi privati, incluso Sesame Credit, spesso vengono confusi con i piani del governo, sebbene non facciano parte del sistema ufficiale.

Ciò porta a fraintendere cosa sia effettivamente il sistema di credito sociale, osserva Ohlberg. “Quello che è successo è che alcuni media hanno preso i progetti pilota privati, come Sesame Credit, e li hanno presentati come il sistema di credito sociale”, dice. La cosa preoccupante è quando quei sistemi privati ​​sfruttano dati raccolti dal governo, cosa che sta già accadendo con alcuni progetti pilota, dice. “Abbiamo visto alcuni memorandum d’intesa come accordi tra varie città e Alibaba o Tencent sullo scambio di dati che queste ultime possono includere nelle  loro valutazioni dei cittadini allo scopo di concedere crediti finanziari”, aggiunge Ohlberg.

L’obiettivo, alla fine, è quello di uniformare il sistema a livello nazionale, assegnando alle imprese un “codice unificato di credito sociale” ed ai cittadini un numero identificativo unico, una specie di codice fiscale, collegato ad un registro permanente che traccia il tuo profilo. Così sarà possibile consultare una banca dati per sapere se quell’azienda o quella persona siano affidabili o meno. Alcuni parlano di una lista nera: chi entra in quell’elenco potrebbe perdere dei diritti se, ad esempio, ha commesso reati come il rifiuto di pagare una multa o una cartella esattoriale. I criteri che entrano in una classifica del credito sociale dipendono da dove ti trovi, osserva Ohlberg. “Dipende dal posto in cui ti trovi, perché ogni amministrazione ha i propri elenchi”, dice. Può variare dal non pagare multe quando si è ritenuti pienamente in grado di farlo, a comportarsi male su un treno, alzarsi in piedi su un taxi o passare con il rosso.

Una coppia di sposi cinesi mette le proprie impronte digitali sul documento ufficiale

Il vero problema è quando questa lista nera viene usata per scopi politici e per perseguire un’agenda in cui chiunque parli male del governo debba essere messo a tacere, in un modo o in un altro. Liu Hu è un giornalista in Cina che ha avuto il coraggio di scrivere articoli sulla censura e sulla corruzione del governo. A causa del suo lavoro, Liu è stato arrestato, multato e inserito nella lista nera. Liu ha scoperto di essere stato inserito in un elenco di persone disoneste “non qualificate” per l’acquisto un biglietto aereo e gli è stato vietato di viaggiare su alcune linee ferroviarie, o di acquistare proprietà o contrarre un prestito.

“Non c’era nessun fascicolo, nessun mandato di polizia, nessuna notifica anticipata ufficiale. Mi hanno semplicemente tagliato fuori dalle cose a cui una volta avevo diritto”, ha detto a The Globe and Mail. “Ciò che è veramente spaventoso è che non puoi farci niente. Non puoi riferire a nessuno. Sei bloccato in mezzo al nulla.” Che ricorso c’è? Con il sistema governativo, se vuoi essere rimosso da una lista nera, puoi pagare il conto o fare ricorso in tribunale, afferma Jing Zeng, ricercatore dell’Università di Zurigo. Tuttavia, il sistema giudiziario cinese lascia molto a desiderare. “Non ci sono vere tutele per le persone e le entità soggette al sistema”, continua Zeng. “In Cina non esiste lo stato di diritto. I regolamenti che possono essere in gran parte apolitici in superficie possono essere politici quando il Partito Comunista Cinese (PCC) decide di usarli per scopi politici.”

Loschi piani politici a parte, il vero scopo di questo sistema è di creare fiducia, afferma il governo cinese. La società moderna, non solo quella cinese, ha grossi problemi di fiducia, afferma Ohlberg, che si tratti di scandali sulla qualità del cibo, inquinamento o dipendenti che non fanno il proprio lavoro. “Ma il sistema può anche essere utilizzato per far rispettare leggi vaghe come mettere in pericolo la sicurezza nazionale o l’unità”, aggiunge. Inoltre, potrebbe aiutare a costruire mezzi alternativi di credito finanziario, visto che molte persone in Cina vivono al di fuori dei sistemi finanziari, quindi non hanno un rating di credito affidabile.

In conclusione, Ohlberg concorda sul fatto che i primi resoconti trapelati contenevano errori d’interpretazione che hanno portato a fraintendere il funzionamento del sistema, ma ciò non significa che il credito sociale non sia pericoloso. “Bisogna trovare una via di mezzo tra le persone che vedono gli aspetti positivi che promuovono la fiducia sociale e coloro che vedono questa iniziativa come un’enorme distopia”, dice.

Io sto dalla parte degli ottimisti.

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