due chiacchiere

Roma, Dublino e New York: aeroporti a confronto

E così, zitto zitto, sono da poco rientrato da un paio di settimane di vacanza in Italia (parlo al singolare perché Sunshine e le figlie invece sono rimaste per andare a trovare altri parenti ed amici). Come avevo scritto, mancavo dal Belpaese da ben sette anni, complice il lavoro prima e la pandemia dopo. In questi giorni abbiamo provato ad assorbire quante più esperienze possibili. Abbiamo fatto indigestione di rapporti sociali, andando a trovare amici e parenti che non vedevamo, in alcuni casi, da quasi 30 anni, riallacciando un filo che, in fin dei conti, non si era mai spezzato. Abbiamo riscoperto sapori e tradizioni che le salsette americane, a cui giocoforza ci siamo oramai abituati, avevano relegato in un angolino sperduto della memoria. Ci siamo crogiolati al sole rovente della Sicilia (con buona pace degli avvertimenti dei dermatologi), ci siamo tuffati nelle acque cristalline di Portopalo e Marina di Ragusa (Montalbano). Insomma, abbiamo ricaricato le batterie ed assaporato il piacere della convivialità e dei sentimenti genuini come non succedeva da tanto tempo.

Così ho deciso di conservare i miei appunti di viaggio in una miniserie dove parlerò di vari aspetti di quest’esperienza vacanziera. Partirò dalla fine, dal viaggio in aereo che dalle coste ragusane m’ha riportato nel grigiore delle colline del New Jersey (lo so, sono un po’ melodrammatico). Il volo diretto New York – Roma costava troppo, e così abbiamo optato per uno che faceva scalo a Dublino, con la compagnia di bandiera irlandese, la AerLingus. Che mi ha dato modo di osservare differenze e similitudini tra i tre aeroporti da cui siamo transitati: New York JFK, Dublino e Roma Fiumicino. Quest’ultimo, senza ombra di dubbio, è molto meglio collegato alla città degli altri due. A New York, il trenino AirTrain ti porta in una stazioncina della metro in cui persino io che sono pratico stentavo a capirci qualcosa. Da qui devi prendere un altro treno che ti porta a Penn Station, una delle due stazioni centrali di Manhattan, e poi un altro treno ancora per arrivare nel New Jersey dove abito. Troverai scale dappertutto, che renderanno molto più faticoso il viaggio se hai pesanti valigie al seguito.

A Dublino sono messi ancora peggio: intanto ti fanno camminare almeno mezzo chilometro dal gate fino all’aeroporto, attraversando corridoi e cunicoli che tutto sembrano tranne che quelli di un aeroporto internazionale. Passerelle mobili non se ne vedono neppure a pregare, ed anche qui ci sono da fare un po’ di scale per arrivare al gate dove prendere l’altro volo. Una particolarità che ho notato è che in bagno gli orinatoi al muro non hanno una barriera che li separa: sono tutti uno accanto all’altro senza privacy di alcun tipo, consentendo al vicino del momento di osservare tranquillamente i tuoi affari privati 😒 Una cosa da tenere a mente se, come me, hai difficoltà a fare pipì quando ti senti osservato.

Funzioni corporali a parte, la vera sorpresa è stata scoprire che non esiste un trenino che dall’aeroporto arriva in centro: avevo circa 3 ore di tempo tra il volo da Roma e quello per New York, così pensavo di andare a fare un giretto veloce in centro. Ma considerando che il pullman ci mette circa 30-40 minuti ad arrivare in città, la signorina allo sportello me l’ha fortemente sconsigliato. La sensazione è che si tratti di un aeroporto più spartano, più vecchio e meno curato sia di JFK che di Fiumicino. E la segnaletica non è proprio chiara ovunque, rendendo necessario il dover chiedere agli addetti dove si debba andare, specialmente per coloro che devono passare i controlli per la dogana come me.

Roma invece è molto ben organizzato, con i banchi accettazione al Terminal 1 indicati chiaramente, e con una sala d’attesa immensa, dove un cartellone gigantesco elenca tutti i voli in arrivo e partenza. Certo Eataly al piano superiore costa un botto, facendo pagare un panino con un po’ di prosciutto crudo (buono, per carità) circa 12 euro. Ma cibo a parte, ci sono scale mobili un po’ ovunque, e per andare dal terminal alla stazione del treno non ci sono scale, e le passerelle scorrevoli nei tunnel agevolano tantissimo il percorso. Il Leonardo Express parte spesso ed è pulito e puntuale (quasi mi sembrava d’essere in Giappone 😁), ed ha persino uno spazio dove mettere le valigie (cosa che neppure l’AirTrain newyorkese ha, o almeno io non l’ho visto). Rispetto a quest’ultimo, il Leonardo Express ha anche più posti a sedere ed è più facile andare da una carrozza all’altra con le valigie al seguito.

Insomma, una piacevole sorpresa a confermare che in Italia, quando si vuole, si sanno fare le cose per bene.

Commenti

  1. Trap
    ha scritto:

    Ho avuto occasione di sperimentare la comodità dei Leonardo Express già nel mio primo viaggio in Norvegia nell’ormai lontano 2001. Venire con un treno da Grosseto a Roma Termini e da quest’ultimo all’aeroporto è una comodità non da poco, senza neanche uscire dalla stazione e andare chissà dove

    Risposte al commento di Trap

    1. ha scritto:

      Si, concordo. I trasporti pubblici italiani, specialmente su rotaia, sono molto avanti in generale rispetto ai corrispondenti americani. Qui le ferrovie sono ancora molto indietro, i treni ad alta velocità si possono contare sulle dita di una mano 🙁

  2. Trap
    ha scritto:

    Secondo me val la pena guardarsi questo video, è un canale fatto da appassionati delle ferrovie (quindi non “di parte politica”). È un po’ lungo, quindi da guardarsi in un momento di calma

    https://www.youtube.com/watch?v=K3DlrUMc7IM

    Risposte al commento di Trap

    1. ha scritto:

      Grazie, lo guarderò volentieri. Ho dato una sbirciatina veloce, e mi sembra parli delle ferrovie cinesi?

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