due chiacchiere

Troppa accessibilità fa male

Forse te ne sarai accorto, forse no, ma in questo blog l’accessibilità è sempre stata un cavallo di battaglia, un filo conduttore portato avanti non solo a parole ma sperimentando svariate soluzioni direttamente sul campo. Io ed il mio capo al lavoro abbiamo avuto qualche giorno fa un’interessante discussione su come a volte si superano i limiti spesso imposti dall’accessibilità. Voglio lasciar traccia di quella chiacchierato qui sul blog, per far riflettere i “puristi” dell’accessibilità sull’opportunità delle guerre che portano avanti. Spero che le mie parole non vengano male interpretate, o che mi consideri un insensibile. Cercherò di pesare quello che dico, ma non posso promettere nulla ๐Ÿ˜‰

Partirei con un po’ di retroscena. Come forse saprai, lavoro nella redazione web di un ateneo americano. Un lavoro a tempo pieno, per il quale mi pagano a fine mese. Non sono un consulente (o come fa figo dire, un freelancer) anche se non di rado accetto lavori extra, più per piacere che per motivi economici (mi sa che guardo troppo House, mi sto facendo influenzare). In dieci anni ho lavorato su siti universitari, di pubbliche amministrazioni, di associazioni ed aziende private. Siti che fanno del contenuto la loro missione più importante. Siti che ancora, dopo tutto questo tempo (me ne stupisco anche io) sono lì come io li avevo fatti. Non ho mai avuto l’occasione di costruire siti di gruppi rock o film che stanno per uscire al cinema, o per clienti che hanno bisogno delle lucine colorate e delle tecnologie più “calde” del momento. Per me conta che i visitatori (e Google) riescano a trovare le informazioni di cui hanno bisogno.

Un binario… morto?

Io per primo, in passato, quando l’accessibilità entrava in gioco nella progettazione di un sito web, ne facevo un problema binario: si o no. Con l’esperienza ho imparato che, come in tutte le cose, anche questa problematica non va vista come  bianca o nera: non vanno trascurate le infinite sfumature di colori tra questi due estremi. Spostando la levetta verso il bianco (l’accessibilità) dovrò rinunciare ad un qualcosa che m’era consentito: per una cosa che guadagno (espandere il bacino d’utenti in grado di visualizzare il sito), una probabilmente la perderò. E se anche riuscissi a conservare tutte le funzionalità, questo avrà comunque un “costo” in termini di tempo e sforzo necessario a progettare la struttura in modo che risulti accessibile. Fare in modo che un sito sia dotato di uno stile alternativo ad alto contrasto, richiederà un tempo di sviluppo (e test) maggiore, più manutenzione, e di conseguenza costi più alti.

Spesso il compromesso è di tipo estetico. Se il progettista grafico decide che una data combinazione di colori è quella ideale per rappresentare il tuo marchio o la tua idea, e tu vieni a dirgli di cambiarla perché il tuo bisnonno non riusciva a leggere bene il testo azzurro sullo sfondo blu scuro, allora stai rinunciando al giusto equilibrio trovato dal grafico. La domanda a questo punto diventa: quali e quanti compromessi vale la pena approvare per ottenere il giusto bilanciamento tra accessibilità e funzionalità del sito? Gli estremisti (tra cui mi annovero anche io, quando si tratta del mio blog personale) risponderebbero: tutti. Ma quando il progetto coinvolge un budget, un manipolo di redattori, progettisti grafici, sviluppatori ed un comitato di redazione, non è altrettanto facile imporre le proprie idee di accessibilità ad ogni costo.

Il mio capo mi fa crescere

Questo è il contesto in cui è nata l’interessante discussione con il mio capo, a proposito del nuovo sito d’ateneo che abbiamo lanciato un paio di mesi fa e che continuiamo ad espandere e perfezionare. Lui, è evidente, ha molti più anni di esperienza di me, ed io sono molto contento di poter imparare da lui non solo l’arte di sviluppare buoni siti, ma anche l’approccio al problema, direi quasi “la filosofia di vita” che sta dietro a questo lavoro. Per crescere e migliorare ogni giorno.

Commenti

  1. ha scritto:

    “In medio stat virtus”. Lo dicevano gli antichi e continua ad esser vero, oggi, in tutti gli aspetti della nostra vita.
    L’accessibilità estrema non ha senso sempre. L’esempio potrebbe essere quella dell’impossibilità di girare in sedia a rotelle dentro lo Shuttle. Se un progetto ha un target d’utenza specifico, perché sobbarcarsi costi (e sbattimenti) per migliorie solo a livello filosofico?
    Ovviamente il discorso non è sempre valido, il sito dell’università deve garantire l’accesso a chiunque, però non tutte le realtà sono uguali a quella.
    Riguardo all’equilibrio… anch’io nel mio blog ho dovuto fare delle scelte, ma in fin dei conti, la più banale è “quale risoluzione scegliere?”. Parte tutto da li e non sempre è possibile realizzare layout fluidi…
    Ciao,
    Emanuele

  2. camu
    ha scritto:

    @Emanuele: pienamente d’accordo. E capita non solo nei blog personali. Anche il sito universitario richiede di fare delle scelte ben precise. Perché manca il budget, perché mancano le persone “preparate” in questo settore, perché il Rettore ha detto di far così e basta. Il compromesso rischia di far scontenti alcuni, ma come avrò modo di dire nelle prossime puntate di questa miniserie, non tutto può essere risolto a monte. Bisogna anche “pretendere” che il disabile abbia gli strumenti giusti installati sul proprio computer.

  3. hermansji .:.
    ha scritto:

    Voi “massimi esperti” non avete capito niente è l’accessibilità che fa male. I siti devono essere scritti male e senza che sia comprensibile il meccanismo che porta da un link ad un altro, così aumenta il pageview, uff. ๐Ÿ˜€

  4. camu
    ha scritto:

    @hermansji.:. d’altro canto tu con il tuo appellativo impronunciabile, ce lo ricordi ogni giorno che l’accessibilità è da buttar via ๐Ÿ˜‰

  5. Juliaset
    ha scritto:

    Ciao, ricambio la visita, e devo anche dire che trovo molto interessante questo post, al lavoro stiamo “ristrutturando” il nostro sito e parliamo di questo argomento praticamente tutti i giorni.

  6. Stefano B.
    ha scritto:

    Uhm. A me il sito della tua università non sembra molto accessibile … molti errori tecnici e concettuali

  7. camu
    ha scritto:

    @Stefano B.: ecco appunto, io ero all’inizio un talebano come te, subito a trovare i problemi e mai a guardare le cose positive ๐Ÿ™‚ Ma considera che un sito d’ateneo è molto grande, articolato, e coinvolge un grosso numero di teste da mettere d’accordo. Se guardi la homepage del sito (con il www, non lca) ti renderai conto che invece lo sforzo è stato grande ed abbiamo tenuto in considerazione molti degli aspetti di questo processo (markup semantico, integrazione pulita di flash, validazione del codice, ecc) Stiamo pian piano convertendo tutto il “vecchio” nel nuovo formato (quello che hai trovato tu è un sito scritto nel 2002, se non erro) ma è un processo che richiede tempo ๐Ÿ™‚

  8. camu
    ha scritto:

    @Juliaset: allora potrebbe anche interessarti la mia serie di articoli sui siti aziendali e gli errori che si commettono comunemente nella loro gestione ๐Ÿ™‚

  9. Francesco
    ha scritto:

    Ho fatto il giro di boa e mi sono trovato su un percorso inverso rispetto a quello originale: rendere accessibile quello che avevo progettato secondo gli obiettivi.
    Ho preso dunque i voti dell’Accessibilità (guarda che bella maiuscola che le attribuisco) e in tutta umiltà, dopo aver creato un impianto accessibile a quello che ritengo un sito e un blog completi, mi proietto verso il soddisfacimento delle esigenze di un comunicatore online.
    E ogni giorno trovo una soluzione nuova (formulario che rispetta il durissimo criterio 3.3.6 delle Wcag 2.0 riguardante la revisione dei dati inseriti, ciclo Php che genera i tabindex con numero progressivo, area riservata semantica e accessibile con seconda password per la sola consultazione, pagine semantiche per il motore di ricerca Sphider, frontend di WordPress accessibile etc. etc.).
    E così la religione trova risposte all’esistenza e alle necessità, sempre nel segno del rigido controllo di Cynthia, del FAE, di Total Validator, della barra dell’Accessibilità.
    Bisogna crederci, ma… proprio tanto.
    Solo un risultato: http://blog.4elementi.info (non è un Cms).

    Buon proseguimento, saluti dalla Sardegna

    Francesco

    Risposte al commento di Francesco

    1. camu
      ha scritto:

      @Francesco, attento comunque a non diventare schiavo di questa religione ๐Ÿ˜‰ In caso ti capitasse, l’articolo qui sopra ti spiega come… uscire dal tunnel!

  10. ha scritto:

    Interessante il lavoro svolto da Francesco, anche se, non usando un CMS, è molto più semplice gestire certi aspetti che non sempre sono *accessibili* senza modificare il motore stesso.
    Ciao,
    Emanuele

  11. Francesco
    ha scritto:

    Perchè uscire dal tunnel? Si sta così bene… l’ho perfino arredato ๐Ÿ˜‰
    E porta lontano perchè è lungo lungo lungo lungo…
    Non riesco a vedere rischio di schiavitù, specie se si parte dal verbo della semplicità di navigazione, madre di tutte le Accessibilità.

    Emanuele, tutti i layout possono diventare se non fluidi elastici, con il limite verso il basso della risoluzione 800×600. Io converto tutte le misure in em (appigliandomi alle percentuali solo in caso si annegamento) e quello è un buon punto di partenza.

    Un caro saluto

    Francesco (e i suoi gusti artistico letterari: http://opere.4elementi.info/)

  12. ha scritto:

    Sisi, concordo con quanto dici, ma alcune scelte obbligano pur sempre a dei compromessi. Non sempre rendere tutto dinamico permette di mostrare i contenuti precisamente dove si vuole che siano. E’ uno degli aspetti con cui ho combattuto di più durante la riscrittura del mio template (e soprattutto con i div presenti nel menu a scomparsa).
    Ciao,
    Emanuele

  13. Francesco
    ha scritto:

    Ciao ancora Emanuele, ho messo mano anche a WordPress ottenendo gli stessi risultati, sempre con riferimento al frontend.

    Se scrivi un post vedrai come ho adempiuto al requisito 3.3.6 delle linee guida Wcag 2.0 (stesso risultato con il solo campo testo messaggio per l’utente loggato).

    Qual’è il problema con i div del menu a scomparsa? Io son riuscito a “falciare” parecchi div e classi inutili. ‘N bacio ar pupo

    Francesco

  14. camu
    ha scritto:

    @Francesco: uscire dal tunnel è necessario quando (usando la tua metafora) non si tratta più di arredare un singolo appartamento, ma un intero condominio di 1000 appartamenti. Il tempo necessario per fare su tutti e mille gli stessi aggiustamenti (e poi spiegare agli inquilini come mantenere le cose accessibili) si scontra con il budget e le esigenze di rendere abitabile in tempi rapidi l’intero condominio ๐Ÿ™‚

  15. Francesco
    ha scritto:

    Giusto Camu, l’Accessibilità regge se il manovratore è esperto.
    Ma il lavoro che hai fatto tu, rendere accessibile il frontend di un Content Management System è un risultato.

    Ti ho seguito nell’impresa e la mia bozza sembra funzionare, col tempo vorrò pensare ai frontend di Joomla e PhpBB.

    Chissà.
    Già ho lasciato per strada i tabindex a vantaggio di un codice sequenziale.

    Il compromesso è possibile, almeno non abbandonare la direttrice.

    Caro saluto

    Francesco

    Risposte al commento di Francesco

    1. camu
      ha scritto:

      @Francesco, ecco infatti il succo del mio articolo era proprio questo: non esagerare ๐Ÿ™‚

  16. Francesco
    ha scritto:

    Sempre riguardo al tema Santa Lucia e alla funzione che individua i commenti duplicati prevenendo la wp_die: richiede una connessione al database in una pagina del tema che WordPress non riconosce (sendmail.php), dunque un’operazione difficile per l’utente che deve inserire i dati del suo database nel codice.

    E allora, la dico con Camu: troppa accessibilità fa male.

    Quando i maghi di WordPress renderanno modificabile il tema dei messaggi creati con wp-includes/functions.php se ne riparla.

    Per adesso comunque i dati inseriti sono revisionabili a norma del criterio 3.3.6 della Wcag 2.0.

    Buon Natale, a presto con nuove ricette (è periodo di frittatine alle verdure di campo).

    Francesco

  17. camu
    ha scritto:

    @Francesco: sono contento di vedere che anche tu stai uscendo dal tunnel ๐Ÿ™‚

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