Di microplastiche avevo già parlato qualche mese fa, in occasione di uno studio scientifico secondo cui oramai l’inquinamento da polivinilici e polimeri vari è arrivato letteralmente ovunque, persino nei nostri testicoli. Quello delle plastiche che silenziosamente distruggono l’ambiente in cui viviamo è da tempo un tema a me caro, ma ridurre la quantità di plastica che usiamo nella vita quotidiana è una battaglia sempre più difficile da combattere. Specialmente quando hai il Presidente degli Stati Uniti che ti viene a dire “ma si, cosa vuoi che sia una cannuccia di plastica, lo squalo se ne farà una ragione”. La verità è che le plastiche monouso stanno appestando il nostro pianeta, ed il fatto che questi vecchi parrucconi non si preoccupino minimamente del mondo che abbiamo lasciato ai nostri figli, mi fa uscire il fumo dalle orecchie dalla rabbia.
E così, mentre la ricerca timidamente avanza delle proposte per reinventare l’intera filiera delle plastiche, e renderle più ecosostenibili e non dipendenti dal petrolio, i potenti del mondo cosa fanno? Preferiscono investire fantastilioni da tutt’altra parte, ad esempio mandando carrettate di armi ai Paesi che loro fanno finta di difendere dai cattivi di turno. Davvero viviamo in un mondo che oramai non riesce a trovare più un senso, se non quello di farcire i portafogli degli oligarchi di dollaroni profumati. L’occidente post-globale è oramai schiavo di un capitalismo miope e senza scrupoli, che travalica i confini nazionali. Non è più il capitalismo degli Agnelli, in cui si teneva in considerazione il bene della nazione di cui quell’azienda faceva parte. Da decenni sono subentrate le multinazionali, ed a quelle non interessa un fico secco se l’operaio Arturo di Gallipoli sarà senza lavoro per via delle loro ristrutturazioni.
Così va a finire che non c’è più un senso di comunità: ognuno pensa solo al proprio tornaconto personale, ed a stare bene ed al calduccio, con la propria cannuccia di plastica in bocca. Questo è il motivo per cui i tanto osannati accordi internazionali sul clima, sempre sbandierati come un punto di svolta per tutti, falliscono miseramente uno dopo l’altro: perché non serve a nulla che il parruccone di turno firmi un papiro da 5.000 pagine, se poi Luigi a casa propria non è disposto ad abbassare il termostato di un paio di gradi, oppure ad usare i mezzi pubblici per recarsi al lavoro, o ancora a bere la propria bibita senza una cannuccia, che per secoli l’uomo c’è riuscito e nessuno aveva mai sentito la mancanza di un tubicino per assaporare la propria bibita.
A volte penso proprio che aveva ragione il Signor Smith nella famosa scena di Matrix, in cui parlando ad un Morpheus stremato, gli spiega come il genere umano sia una malattia per il pianeta che lo ospita, comportandosi come un virus che usa tutte le risorse a propria disposizione senza preoccuparsi d’altro. Come dargli torto.
Piace a