due chiacchiere

Al di là dei confini italici

Primo giorno da residente americano, per il sottoscritto. In una cittadina il cui nome avevo provato a suggerirti con questo (eccessivamente) criptico intervento: Springfield, ma non quella dei Simpson come dico sempre a tutti. Chissà, probabilmente a forza di stare qui mi trasformerò nell’Homer di turno oppure incontrerò qualcuno che gli somiglia: di certo già uscendo di casa è pieno di “amici di Apu” ultimamente. E parlano davvero come il loro alter ego animato dei cartoni. Fuori dalla finestra della camera dov’è il computer, vedo la tipica strada alberata che si vede in tanti film, con le villette ai lati e le macchine parcheggiate nel vialetto. Uno dei vicini possiede una Limousine (o Limo, come l’abbreviano qui), chissà se è privata o la usa per i matrimoni come in Italia. Forse stasera nevicherà un po’, il che per me è un bel benvenuto perché io adoro la neve, mi fa sempre tornare bambino.

Trasferirsi all’estero, a prescindere dalla destinazione finale, è sempre un evento forte che consente di capire come si vive veramente al di fuori dei confini del Belpaese: e per scoprire e confrontare i vizi e le virtù di nazioni diverse. Anche se credo che non sia necessario fare un passo così grande, basta vivere un po’ in Trentino per avere la sensazione di non essere più in Italia: effettivamente ho trovato più di una similitudine tra quella regione e gli Stati Uniti d’America, non solo per quanto riguarda le case in legno.

Oggi si comincia a fare sul serio: mi aspetta un giro per i primi uffici pubblici americani, per richiedere la patente di guida ed il codice fiscale, senza il quale praticamente (come in Italia) sei un signor nessuno. Poi vado al consolato italiano, dove richiederò l’iscrizione nel registro degli Italiani all’estero, in modo da poter votare per le prossime elezioni: è una vita che sogno di spedire la mia scheda elettorale per corrispondenza 🙂 Domani invece si parte già con due colloqui di lavoro, ed altri cinque la prossima settimana: a quanto pare gli informatici qui vanno a ruba, specialmente se laureati in qualche università europea. E riescono a strappare anche stipendi ragionevoli, sufficienti per arrivare tranquillamente a fine mese, ed oltre. Se vuoi, puoi farci un pensierino anche tu… perché no! 

Commenti

  1. ha scritto:

    Interessante… leggo con molta attenzione i tuoi post. Facci sapere come vanno i colloqui e la realtà lavorativa oltreoceano. Non si sa mai che anch’io faccia una valigia un giorno…
    Ciao,
    Emanuele

  2. Gianfrancesco
    ha scritto:

    Ciao Grande,
    mi fa piacere leggere cose positive oltre che nuove.
    Sai come la penso sulla tua scelta che approvo in pieno.
    Pertanto, ti auguraro successo e fortuna e ti ricordo che se ci fossero le condizioni, mollo tutto e ricomincio negli USA (il mio c.v. ce l’hai).
    Ciao guaglio’.

  3. camu
    ha scritto:

    Magari fossi già cittadino americano, per ora mi accontento di avere un normale permesso di soggiorno (con angolo cottura). Il piacere, comunque, è stato tutto mio, e poi aspetta a ricevere la “nerdata” come la definisci sul sito (espressione quanto mai poco felice) prima di ringraziarmi I pingback sono una ricompensa più che sufficiente!

  4. Antonio
    ha scritto:

    E cosi c’è chi ha già realizzato il mio sogno, lasciare tutto in Italia per andare a lavorare in America. Anch’io sono un informatico, precisamente uno studente che sta cercando di laurearsi in Ingegneria Informatica al Politecnico di Torino ed è già un po’ di tempo che ci penso. Immagino la mia vita futura e non mi vedo in Italia (forse perchè sono attratto dal sogno americano). Comunque in questo momento sto cercando di informarmi su degli stage convenzionati dall’ università. CAMU SEI UN GRANDE!!!

  5. camu
    ha scritto:

    Antonio, capisco benissimo il tuo scoramento per come vanno le cose nel Belpaese. Che dire, da me non puoi che avere tutta la solidarietà possibile. Non serve per forza venire in America, anche perché il visto può diventare una cosa lunga e snervante, a meno che non vieni in barchetta da Cuba. Già basta andare in Germania oppure in Spagna, per rendersi conto di come le cose siano diverse dal nostro Paese, ridotto oramai in uno stato pietoso. Se vuoi venire qui, gli stage non mancano, ti basta aver sostenuto in genere il TOEFL. Avendo conoscenze in università americane, posso darti qualche dritta. Contattami in caso!

Lascia un commento

Torna in cima alla pagina