Ed eccoci qua, arrivati al secondo appuntamento di questa nuova avventura di audio post che ho deciso di pubblicare sul blog. Ovviamente non potevo scegliere base diversa da quella che stai ascoltando (tipica musica country, nda), perché oggi ricorre il sedicesimo compleanno, il sedicesimo anniversario da quando sono qui negli Stati Uniti. Di acqua sotto i ponti, in questi sedici anni, ne è passata davvero parecchia. Dai primi tempi in cui lavoravo nel Bronx, poi a Manhattan, e adesso lavorando da casa per l’università della California. Abbiamo comprato casa, abbiamo messo su famiglia: di cose ne sono successe davvero tante in tutto questo periodo. E anche l’America certo è cambiata tantissimo in questi sedici anni. Quando sono arrivato io era il 2008, si parlava del Presidente Obama, si parlava di “yes we can”, si parlava di un sistema nazione che vedeva in quella persona una speranza per ricominciare dopo le guerre, l’Iraq, tutte le cose che ci avevano fatto perdere un po’ di fiducia nel mondo intorno a noi.
In questi sedici anni un po’ di fiducia l’abbiamo persa, con guerre, pandemia e crisi finanziarie. Insomma, non ci siamo fatti mancare nulla. Però [per me] è stata un’occasione anche per crescere dal punto di vista professionale e personale. Ho incontrato tantissime persone che mi hanno aiutato a crescere, a capire certe cose della mia vita, guardandole sotto una luce diversa. Chiaramente mi mancano le persone con cui condividevo la mia quotidianità quando mi trovavo in Italia, dai miei colleghi di lavoro che erano lì, agli amici di università. Però, per fortuna, i potenti mezzi della rete ci consentono di tenerci ancora oggi in contatto.
Il mio blog, in questi sedici anni, è stato per me l’occasione per prendere appunti su come l’America stava cambiando. La luna di miele iniziale, in cui tutto mi sembrava bellissimo, tutto organizzato, tutto ben strutturato, eccetera eccetera, piano piano ha lasciato spazio ad un’analisi più critica della realtà, in cui mi rendevo conto delle piccole dissonanze cognitive che osservavo nella gente. Soprattutto amplificate dai social media, e da questa polarizzazione estrema a cui abbiamo assistito in questi ultimi anni. E forse è [stata] proprio questa presa di coscienza, che non era tutto oro quello che luccicava intorno a me, che mi ha tolto un po’ di quell’entusiasmo che mi portava ad aggiornare il blog in maniera costante. Poi però la voglia di riannodare quel dialogo che c’era con i lettori, e confrontarsi con le persone che passano di qua, è prevalsa, e quindi eccomi qui. Allora grazie per aver ascoltato questi circa tre minuti di farneticazioni, e alla prossima volta. Ciao.
PS: Stavolta per la trascrizione ho seguito il suggerimento di Trap, ed ho usato Whisper. Viva l’intelligenza artificiale!
Commenti
Questo maggio sono 20 anni esatti da quando mi son trasferito qua, e sono d’accordo che per conoscere bene un posto bisogna viverci, così come per le persone, perché è grattando la scorza che si trova tutto il resto, il “lato nascosto”.
Ad esempio, mi sto ricredendo sul Giappone, paese che agli occhi del turista “tutto è perfetto, tutto è puntuale”, appunto per gli occhi del turista: che sta lì per un breve periodo e non ha il tempo di andare a vedere i posti meno frequentati. Penso che sia così per ogni paese, ogni paese ha i suoi pro e i contro, e ci vorrebbe molto tempo per scovarli, non basterebbe visitare un sito internet per capire tutto un paese 🙂
Risposte al commento di Trap
Il Giappone, meta che abbiamo scelto per il nostro viaggio di nozze, è conservato nella mia mente in un cassettino della memoria speciale. Ma sono d’accordo con te che sia un luogo pieno di contraddizioni, con una cultura così diversa dalla nostra sotto tanti punti di vista. Più che la perfezione, di loro mi affascina quel senso del rispetto innato che spesso ritrovo nei libri che ho letto (come quelli di Banana Yoshimoto, che consiglio sempre a tutti) e che ho visto di persona in quelle quasi tre settimane passate a casa loro. Certo è vero che qualsiasi posto bisogna viverlo, per capirlo veramente.
Ciao Dino, concordo con Trap: ovunque esistono pro e contro. Potremo incontrare paesi e popoli più affini alle nostre aspettative ma il luogo perfetto non esiste perché i luoghi son fatti di persone e le persone son tutto fuorché perfette.
In bocca al lupo in ogni caso per i prossimi sedici!
Ciao,
Emanuele
Risposte al commento di Emanuele
il tuo concetto è un capolavoro. Complimenti.
Si, e l’ho capito solo alla soglia dei 50 anni.