due chiacchiere

I miei giorni alla libreria Morisaki

In questi giorni sto riascoltando un libro che mi aveva intrigato moltissimo quando lo lessi per la prima volta tanti anni fa, L’ombra del vento, di Carlos Ruis Zafon. In cui si racconta di un mistero tra le vie della Barcellona degli anni 50. Uno dei personaggi inanimati di quel racconto è la biblioteca dove il protagonista trova il libro che lo accompagnerà in quest’avventura così imprevedibile. A questo pensavo dopo aver finito di ascoltare un altro libro, consigliatomi dall’intelligenza artificiale di Audible: I miei giorni alla libreria Morisaki, di Satoshi Yagisawa. Un romanzo che si immerge nel cuore della Tokyo letteraria, ed il punto di forza del libro è nella sua ambientazione: la libreria che fa da sfondo alla vicenda, diventa quasi un personaggio a sé stante, un luogo carico di storia e di vita, che avvolge i visitatori e li trasporta in mondi diversi attraverso i libri. Il tutto raccontato con quella delicatezza che solo i giapponesi sanno mettere in campo.

Una libreria giapponese proprio come quella descritta nel libro

La storia segue Takako, una giovane donna che, dopo essere stata abbandonata dal fidanzato, si rifugia nella libreria del suo zio Satoru, situata nel quartiere di Jimbocho, noto per le sue numerose librerie. Sarà che ancora ricordo quando siamo andati in Giappone per il nostro viaggio di nozze, ma ho notato che il quartiere è descritto con una cura tale che il lettore può quasi sentire l’odore della carta e l’atmosfera tranquilla e accogliente delle librerie di seconda mano. All’interno di questo palcoscenico così rilassante ed invitante, si sviluppa il rapporto tra Takako e lo zio Satoru. Satoru è un personaggio affascinante, con una saggezza tranquilla e un amore infinito per i libri. Lo immagino come uno di quei vecchietti un po’ saggi ed un po’ pazzi che tante volte abbiamo visto nei cartoni animati giapponesi.

La scrittura è semplice ma evocativa, elegante e profonda, e la narrazione scorre con una fluidità che rende difficile interrompere la lettura (o l’ascolto). I personaggi vengono introdotti gradualmente, e non sembrano essere mai fuori posto o sopra le righe. Ogni esperienza della protagonista è raccontato con estrema delicatezza. Insomma, l’autore usa le parole come fossero pennellate leggere, in grado di restituire la vivacità delle emozioni e dare colore alla storia. Per me che da giovane ho amato Banana Yoshimoto, seguire la protagonista mentre ritrova se stessa tra quelle montagne di libri da organizzare è stata quasi un’esperienza catartica, una pausa rinfrescante dall’aggressività e polarizzazione della vita moderna. Già, perché quella di Takako è una storia che parla al cuore, ricordando l’importanza di trovare un rifugio nei momenti difficili e di aprirsi alle possibilità che la vita offre. Un romanzo che lascia una traccia dolce e duratura, ambientato in luoghi pieni di fascino e memoria.

Insomma, l’intelligenza artificiale di Audible mi conosce proprio bene 😅.

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