due chiacchiere

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Le bionde vanno a New York

Il fine settimana senza un po’ di umorismo rischia di diventare più grigio. Ed allora eccomi arrivare in tuo soccorso con la barzelletta di oggi. Dato che si parla di New York, non potevo fare a meno di citarla. Allora, c’è una bionda che sale su un aereo per la Grande Mela. Senza neppure leggere sul biglietto quale posto le è stato assegnato, si siede in prima classe, nel primo posto libero che trova. Quando arriva l’effettivo proprietario del posto, trovandolo occupato, cerca di spiegare la cosa alla bella ragazza, che tutta impettita risponde “Sono bionda, sono bella, devo andare a New York e da qui non mi alzo.” Non sapendo che fare, il pover’uomo si rivolge ad un’hostess. Ma la tipa ripete anche a lei “Sono bionda, sono bella, devo andare a New York e da qui non mi alzo.”

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Washington: la nazione trionfa

Da tempo mi frulla per la testa l’idea di rispolverare una sezione del mio sito in cui non scrivo da tempo: quella delle “cartoline” virtualmente spedite dai posti dove sono stato, per vacanza o altri motivi. La moglie ed io abbiamo un nutrito elenco di luoghi da condividere, per i quali ci piacerebbe dare consigli, suggerimenti su cosa vedere, e via dicendo. Una specie di TripAdvisor fatto in casa, insomma. Oggi voglio ricordare la mia visita a Washington, Distretto di Columbia, Stati Uniti d’America. Un’occhiatina alla fontana dove hanno girato la scena di Forrest Gump in cui Jenny lo riconosce sul palco e cammina in mezzo all’acqua, una visitina al big Abe, cioè la grande statua di Lincoln seduto sulla sedia. Poi un salutino al presidente passando davanti alla Casa Bianca. Leggi il resto di Washington: la nazione trionfa

Visto per gli Stati Uniti 101

Poiché mi è stato chiesto di scrivere qualcosa su come ottenere un visto per gli Stati Uniti, spiegherò qui nel dettaglio le principali vie d’ingresso per diventare residenti (ed eventualmente cittadini) del Paese a stelle e striscie. Ma prima l’angolo della curiosità: lo sai perché gli americani usano 101 quando vogliono dire “i concetti di base” di un argomento? Ovvero come sinonimo del “for dummies” che si vede nel titolo di tanti libri informatici? Il modo di dire è derivato dall’ambiente universitario, dove i singoli corsi in genere sono identificati in base all’anno (corsi del primo anno, secondo, e via dicendo), al grado di difficoltà (come da noi Analisi 1, Analisi 2, Letteratura Inglese 1) ed al semestre. Quindi 101 “letteralmente” altro non vuol dire che: anno 1, difficoltà 0, semestre 1 🙂 Può esserti utile se stai pensando di frequentare qualche ateneo da questa parte dell’oceano. Ma ora parliamo del visto. Leggi il resto di Visto per gli Stati Uniti 101

Apparire conta quanto l’essere

L’estetica, a prescindere da tutti i moralismi che si possono tirare in ballo, conta. Nella società moderna, se vai in giro con la barba incolta, i pantaloni bucati e gli indumenti con colori agghiaccianti, non sarai visto di buon occhio dalle persone che ti stanno intorno. Sarà vera la storia dell’abito e del monaco, ma mica tanto. Lo stesso si può dire di un sito web: se la pagina è composta da un pugno di collegamenti buttati a casaccio, colori sgargianti, contenuti di scarsa qualità e con errori grammaticali, non farà certo una buona impressione in chi la consulta. Tant’è che gli americani dicono: web standards are like a dressing code. Leggi il resto di Apparire conta quanto l’essere

Il maiale lo metto in forno

Nel ripescare questa ricetta dall’archivio, ricordo ancora, ad anni di distanza, la circostanza in cui mi venne suggerita: a casa di amici, per un dopo pranzo a base di patatine, partita a carte e parampampoli, chiacchierando di ricette. Come dici, non sai cosa sia il parampampoli? Beh, allora che hai vissuto a fare fino ad ora. Ad ogni modo, ad un certo punto mi hanno spiegato come preparare l’arista di maiale. Giusto per non cucinare, ogni giorno, la solita fettina “a soletta di scarpe” al ritorno dal lavoro. Per contorno un purè di patate fatto in casa, oppure se hai fretta, due verdurine al vapore condite con olio e aceto. Ecco, se c’è una cosa che mi manca dell’Italia, sono questi fine settimana passati in compagnia dei miei amici, lo ammetto.

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Webso incontra Saidmade

Questa settimana il palcoscenico dell’intervista doppia offre l’occasione a due “imprenditori del web” di presentare i rispettivi progetti, e di parlarci un po’ di se: Marco Belemmi con Webso (lettera W, nel seguito) e Giovambattista Fazioli con SaidMade (indicato con la S). Quest’ultimo, in particolare, è stato già mio ospite in una puntata precedente, e ringrazio entrambi per aver trovato un ritaglio di tempo per rispondere alle mie domande. Credo che al giorno d’oggi si dia fin troppa importanza a progetti d’oltreoceano, quali Facebook, Technorati, Twitter e via discorrendo. Ma si ignorino le tante proposte che nascono e fioriscono sul territorio nazionale. Nel mio piccolo, volevo quindi contribuire a dar loro il meritato risalto. Se anche tu vuoi far conoscere la tua realtà, non hai che da dirmelo. Leggi il resto di Webso incontra Saidmade

Devi imparare questa cosa

Continua la partnership con il sito Il mio inglese, che vede ospiti i loro esperti nella mia rubrica sulle curiosità di questa lingua universale. La nostra professoressa oggi ci parla del verbo dovere. Io per primo mi confondo spesso nel tradurre questo verbo, specialmente quando sto parlando con qualcuno, ed i tempi per applicare le regole grammaticali diventano frazioni di secondo. Il problema, ci dice la prof, è che l’italiano ha un ampio spettro di significati che vengono invece coperti in maniera diversa dall’inglese. La confusione è più probabile quando si tratta della forma verbale negativa (non devo, non devi) mentre la forma positiva risulta in qualche modo più intuitiva. In entrambe le situazioni comunque, per un italiano il verbo dovere si usa indifferentemente per indicare qualcosa che è (o non è) necessario fare oppure per indicare una proibizione o un obbligo. Leggi il resto di Devi imparare questa cosa

Donne al volante

Non sono mai stato un sessista, un maschilista o una di quelle tante parole che finiscono in “ista” e chi mi conosce può confermarlo. Ma recenti episodi successi qui al lavoro, confermano una teoria che ho da tempo: le colleghe donne a volte sanno essere molto più cattive degli uomini. Durante le mie esperienze lavorative, sono stato in uffici composti da soli uomini, a prevalenza maschile, misti, ed a prevalenza femminile. E devo dire che solo nei primi due casi mi sono trovato a mio agio. Forse perché alcune donne soffrono ancora di un complesso di inferiorità, e non esitano a tirare fuori gli artigli ed a spargere veleno, non appena si sentono minacciate in qualche modo. Leggi il resto di Donne al volante

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