due chiacchiere

Archivio degli articoli in biblioteca, pagina 18

Il circolo Pickwick

Gli audiolibri, l’ho già detto un milione di volte, sono veramente comodi quando si vuole unire l’utile al dilettevole: riposare la vista, passare un po’ di tempo nel tragitto casa-lavoro (qui hanno un sostantivo così bello, commute, che manca in italiano), accrescere la propria cultura. Gli americani ovviamente hanno fatto un sito che vende praticamente solo quelli, mentre  per il panorama italiano manca un analogo servizio (sarebbe da farci un pensierino). Solo la Rai, con la trasmissione Il terzo anello, copre (molto parzialmente) questa lacuna. L’ultima opera che ho ascoltato è Il circolo Pickwich, di Charles Dickens. Leggi il resto di Il circolo Pickwick

Non comprarti quello che ti dico

L’universo dei modi di dire, in cui ho voluto curiosare durante questa serie di articoli sull’inglese (non mi piace chiamarle “lezioni”, lascio ad altri il compito di insegnare sul serio), è abbastanza vasto da poterci scrivere sopra almeno per un anno. Abbiamo visto ad esempio che “puoi farcela” si traduce con you can make it. Facciamo attenzione a non confonderlo con I could do with (oppure I could use a), che se letteralmente può essere tradotto con “potrei farlo con” (o potrei usare un…), in realtà significa ho bisogno di (vedi l’articolo in cui ne parlavo). Non te la sei bevuta? Peggio per te. Leggi il resto di Non comprarti quello che ti dico

Storpiando il motto di Obama

Che l’attuale Presidente degli Stati Uniti sia stato un vero e proprio fenomeno mediatico, durante la sua campagna elettorale, credo non sia necessario ricordarlo. Di questa inattesa popolarità, in un momento così difficile per l’economia, hanno deciso di approfittarne alcune grandi aziende americane, lanciando campagne pubblicitarie che si ispiravano al messaggio di Obama. Tra queste mi piace ricorda quella della Pepsi, il cui slogan era identico a quello di Obama: Yes, we can. Bisogna ricordare, in effetti, che il verbo can in inglese può assumere il significato (raramente usato, per la verità) di inscatolare, mettere in lattina. Can è infatti anche un sostantivo, e vuol dire lattina, scatoletta: ognuno di noi ha nella propria credenza un po’ di canned food. Leggi il resto di Storpiando il motto di Obama

Devi imparare questa cosa

Continua la partnership con il sito Il mio inglese, che vede ospiti i loro esperti nella mia rubrica sulle curiosità di questa lingua universale. La nostra professoressa oggi ci parla del verbo dovere. Io per primo mi confondo spesso nel tradurre questo verbo, specialmente quando sto parlando con qualcuno, ed i tempi per applicare le regole grammaticali diventano frazioni di secondo. Il problema, ci dice la prof, è che l’italiano ha un ampio spettro di significati che vengono invece coperti in maniera diversa dall’inglese. La confusione è più probabile quando si tratta della forma verbale negativa (non devo, non devi) mentre la forma positiva risulta in qualche modo più intuitiva. In entrambe le situazioni comunque, per un italiano il verbo dovere si usa indifferentemente per indicare qualcosa che è (o non è) necessario fare oppure per indicare una proibizione o un obbligo. Leggi il resto di Devi imparare questa cosa

La caccia alle balene sul Pequod

Nelle ultime due settimane, l’autobus che mi porta al lavoro si è trasformato, come per magia, in una baleniera. I miei compagni di viaggio non erano più manager della Grande Mela, in giacca e cravatta, ma puzzolenti marinai dalla voce rauca e dai modi di fare tutt’altro che cordiali. Alzando lo sguardo vedevo non le periferie innevate dell’interland Newyorkese, bensì pennoni di navi, vele spiegate al vento di una brezza tropicale tiepida e piacevole. Se stai pensando che mi ha dato di volta il cervello, devo deluderti: ho semplicemente ascoltato Moby Dick, di Herman Melville. Leggi il resto di La caccia alle balene sul Pequod

Esercitare l’orecchio con Dan

L’appuntamento periodico con le lezioni d’inglese, qualche tempo fa, ha visto protagonista Dan Hasse, il capo della compagnia telefonica Sprint, che in una serie di commercial (qui non si chiamano “spot” come in Italia) si esponeva in prima persona per reclamizzare i suoi prodotti. Un po’ come il nostro Amadori con i suoi polli 10+. Bene, visto che l’esperimento è piaciuto, perché non continuare, dato che è uscito un nuovo episodio della serie? Eccoti qui di seguito il video originale, seguito dalla trascrizione del testo, per una più facile comprensione. Come sempre, la traduzione in Italiano te la lascio come compito per casa. Leggi il resto di Esercitare l’orecchio con Dan

Quando la sintassi non basta

Ci sono situazioni in cui sapere la traduzione esatta “parola per parola” non è abbastanza: i modi di dire. Ho già affrontato questo argomento in un articolo precedente, quando spiegavo che qui in America anziché toccare ferro, preferiscono bussare sul legno (knock on wood). Nelle ultime settimane ho avuto modo di raccoglierne altri: modi di dire che usiamo quotidianamente in Italiano, ma che ci lasciano assolutamente spiazzati, al momento di usarli con il nostro interlocutore anglofono. Ad esempio, se il tuo amico, uscendo dalla prova orale dell’esame per la patente, esclama I made it, intende dire “Ce l’ho fatta” (letteralmente, l’ho fatta, che potrebbe lasciar capire qualcosa di diverso, eh eh). Se invece esce tutto triste, dicendo con un filo di voce I cannot take this pain anymore, vuol dire che le cose non sono andate bene: non può resistere a questa sofferenza ancora per molto. Leggi il resto di Quando la sintassi non basta

Accordarsi sulla distribuzione

Ultima lezione d’inglese prima delle feste natalizie, quella che ti propongo oggi. Parliamo della parola deal, che a seconda del contesto in cui viene collocata, assume diversi significati. Essa può avere il ruolo sia di nome sia di verbo ed in quest’ultimo caso può essere usato in forma sia transitiva che intransitiva. Ricordiamo che un verbo è transitivo quando regge un complemento oggetto, mentre è intransitivo nel caso contrario 🙂 Il mio maestro alle medie ci spiegò che “transitivo” vuol dire che transita, ovvero fa passare, l’azione dal soggetto al complemento oggetto. Il che rende più facile ricordarsene all’occorrenza: il verbo leggere in “io leggo un libro” è transitivo, mentre correre in “io corro” è intransitivo. Leggi il resto di Accordarsi sulla distribuzione

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