Accidenti come passa il tempo, mi sembrava di aver finito di leggere L’ombra del Vento solo da pochi mesi, ed invece la lettura risale addirittura al 2007. Se non conosci questo romanzo di Carlos Ruis Zafon, ti consiglio vivamente di inserirlo tra le tue letture per quest’estate. Magari sotto l’ombrellone, mentre il dolce suono delle onde del mare accarezza i tuoi timpani e ti invoglia ad immergerti nella storia tra le avenidas del Tibidabo. Se dovessi scegliere un passaggio per convincerti a leggere quest’opera, ecco quale prenderei:
L’uomo più saggio che io abbia mai conosciuto, Fermin Romero de Torres, un giorno mi aveva spiegato che nella vita non c’è nulla di paragonabile all’emozione che si prova quando si spoglia una donna per la prima volta. Non mi aveva mentito, ma mi aveva taciuto parte della verità. Non mi aveva detto dello strano tremore che trasforma ogni bottone, ogni cerniera in un’impresa da titani. Non mi aveva detto della malia di un corpo palpitante, dell’incantesimo di un bacio né di quel miraggio che sembrava ardere in ogni poro della pelle. Sapeva che il miracolo avviene una sola volta nella vita ed è fatto di trame segrete che, una volta svelate, svaniscono per sempre. Mille volte ho tentato di rivivere l’emozione di quel pomeriggio con Bea nella grande casa dell’avenida del Tibidabo, quando lo scrosciare della pioggia cancellò il mondo. «Fammi quello che vuoi» sussurrò. Avevo diciassette anni e la vita sulle labbra.