Quand’eri a scuola, la professoressa di storia ti avrà sicuramente raccontato di Maria Antonietta, la moglie di Luigi XVI, che durante una rivolta popolare per la mancanza di pane avrebbe detto “Se manca il pane, date al popolo le briosce”. Non è dato sapere se si tratti di un fatto realmente accaduto o di uno dei primi esempi di fake news. Quello che è certo, però, è che Maria Antonietta venne ghigliottinata insieme a suo marito durante la Rivoluzione Francese. La loro fine è stata il simbolo che nei secoli ha contraddistinto coloro che non riuscivano a comprendere le esigenze e le aspirazioni del popolo di cui si trovavano alla guida. Pensavo a tutto questo mentre ascoltavo un podcast in cui si parlava dei recenti risultati delle elezioni del Parlamento Europeo. Oggi non rotolano più le teste (almeno non nel senso letterale del termine), ma le percentuali di astensione rivelano un clamoroso rifiuto del sistema da parte di molti elettori. Leggi il resto di L’alba della nuova rivoluzione francese
Archivio degli articoli in politica, pagina 4
Zelensky USA e getta
C’è una storia che sa tanto di usa e getta, come quelle vecchie cuffie che compravamo al negozio sotto casa e si rompevano dopo una settimana. Zelensky, il presidente dell’Ucraina, si sente come se fosse stato piantato in asso dagli Stati Uniti in mezzo al guado con le mani legate, in attesa di un finale che potrebbe trasformarsi in tragedia. Due anni fa il mondo intero, capeggiato dagli americani poliziotti, prometteva aiuti e supporto illimitato all’Ucraina. Ed ora che la situazione si fa calda, cosa succede? Zelensky si ritrova da solo, senza neanche un fucile giocattolo per difendersi. D’altro canto, come ci hanno insegnato a scuola, la storia si ripete sempre: come nel 1956, quando l’Ungheria fu lasciata al suo destino dopo tante promesse dall’occidente. O come nel 1975, quando hanno fatto lo stesso scherzetto ai poveri vietnamiti del sud. Gli americani, ora me ne rendo conto più che mai, sono maestri nel promettere il paradiso e poi sparire nel momento del bisogno. Leggi il resto di Zelensky USA e getta
Quanta caciara sul 25 aprile
I più maliziosi potranno pensare che in questi giorni non ho parlato del 25 aprile e delle solite ritrite polemiche intorno alla Festa della Liberazione italiana per il semplice fatto di essere vicino a Fratelli d’Italia, e quindi di conseguenza un simpatizzante del fascismo. Il che vorrebbe dire che per me questa commemorazione della sconfitta di Mussolini sarebbe un qualcosa di intollerabile. La verità è che non ne ho parlato perché per me non ha senso fare alcuna polemica su una data così importante nella nostra storia nazionale. Nel Paese a stelle e strisce, ad esempio, nessuno si sogna di far polemica sul 4 luglio: pur nella polarizzazione estrema in cui si trova la società americana, quel giorno è vissuto come un momento di unità nazionale. Il nostro problema è che non abbiamo mai fatto veramente i conti con quel passato, non c’è mai stata una vera Norimberga italiana con cui chiudere definitivamente quel capitolo buio della nostra storia, ed allora la polemica continua a trascinarsi come uno zombie che di anno in anno esce dalla sua cripta per poi tornarci a fine giornata. Leggi il resto di Quanta caciara sul 25 aprile
L’Europa di Mario Draghi
Dunque pare che Mario Draghi voglia tornare in Europa. Dopo essere stato governatore della Banca Centrale Europea e Presidente del Consiglio, non sembra voler ancora tirare i remi in barca, anzi stando a sua moglie, non vede l’ora di rimettersi al lavoro. Qualche giorno fa è stato invitato a parlare alla Conferenza High-level sul pilastro europeo dei Diritti Sociali, ed ha presentato un bellissimo rapporto che, a parere di molti, rappresenta il suo manifesto semi-ufficiale per la candidatura a sostituire la Von der Leyen alla presidenza dell’Europa quest’autunno.
A me quest’uomo è sempre piaciuto, anche prima del celeberrimo Whatever it takes, in cui mostrò i muscoli per salvare la solidità finanziaria del Vecchio Continente. Super Mario mi fa sentire orgoglioso di essere italiano, a dirla tutta. Ed il suo recente discorso mi trova pienamente d’accordo: da euroscettico, ho sempre criticato non tanto l’idea di Europa, ma piuttosto il modo in cui quest’idea è stata implementata. E finché lo dice un povero rimbambito come me, passi. Ma se a criticare l’impalcatura europea è Draghi, che certo ne capisce un filino più del sottoscritto, allora vuol dire che così rimbambito poi non sono. Eccoti dunque il video dell’intervento (in inglese) per intero, accompagnato dalla traduzione in italiano. Leggi il resto di L’Europa di Mario Draghi
Project 2025: l’America distopica prende forma
Tra le tante cose che l’agenda setting di stampo americano sembra volerci tenere nascoste, ce n’è una che, a mio parere, è particolarmente inquietante. Si chiama Project 2025, ed è un vademecum di migliaia di pagine da mettere in atto in caso di una vittoria di Trump. Non un semplice elenco di ideali dichiarati, ma un dettagliato manuale strategico che indica esattamente come distruggere il governo federale così come lo conosciamo, per ricostruirlo da zero. Un classico esempio di indignazione telecomandata: per molto meno i media internazionali hanno bollato Giorgia Meloni come la fascista nostalgica che avrebbe riportato l’Italia ai tempi del Duce, quando invece si lasciava agire Netanyahu indisturbato mentre smantellava il sistema giudiziario israeliano, e mentre ci si volta dall’altra parte quando i repubblicani a stelle e strisce pubblicano questi documenti. Leggi il resto di Project 2025: l’America distopica prende forma
Il bacio paternalistico di Biden
Non so quanto questa notizia sia stata diffusa in Italia, ma qui in America il bacio paternalistico di Joe al nostro Presidente del Consiglio ha fatto il giro del web, commentato come l’ennesima gaffe pubblica dell’Addormentato nei confronti degli alleati. Alcuni sostengono che non ci sia nulla di malizioso in questo gesto apparentemente così tenero e pieno di benevolenza, ma non riesco a condividere questa visione edulcorata dei fatti. Una domanda mi è subito venuta in mente appena ho visto la foto: e se l’avesse fatto Trump? O Putin? Apriti cielo! Con il primo sarebbe subito stato bollato come un atto folle di un pervertito che corre dietro alle ragazzine per molestarle, e nel secondo come l’atto di un dittatore che si crede chissà chi. Però siccome lo fa il nonno d’America, allora non bisogna alzare un polverone per una faccenda così insignificante. E poi mi dicono che l’agenda setting non esiste. Per me la questione è molto più grave invece, perché mostra ancora una volta quest’atteggiamento di arroganza degli uomini, che pensano di poter fare quello che vogliono nei confronti della loro controparte femminile, e passarla liscia ogni volta. Leggi il resto di Il bacio paternalistico di Biden
Ma cosa è successo a Pisa?
Da giorni leggo notizie, commenti, critiche e polemiche su un fatto increscioso avvenuto a Pisa. La cosa ha attratto la mia attenzione in modo particolare dato che, in quella ridente cittadina toscana, io ho vissuto per circa 15 anni, come studente universitario prima, e con i miei primi lavori nell’informatica poi. Lì è dove sono diventato adulto (sebbene alla soglia dei cinquant’anni non mi senta proprio degno di quell’appellativo, ma questa è un’altra storia) ed ho conosciuto molti dei miei amici, lì è dove ho incontrato Sunshine e dove mi sono sposato. Ecco perché mi si drizzano le antenne ogni volta che questo luogo a cui sono particolarmente affezionato spunta sui giornali. E se già pensavi “ecco, camu dice dice, ma poi quando si tratta di parlare di qualcosa che possa rappresentare una critica al suo governo tanto amato, fa finta di nulla”, non hai capito di che pasta sono fatto. Se qualcuno ha sbagliato, non m’importa che sia di destra o di sinistra, dovrà pagarla. Voglio sperare che il governo non preferirà insabbiare la cosa e proteggere anche le mele marce, perché finirebbe solo per danneggiare la polizia stessa. Leggi il resto di Ma cosa è successo a Pisa?
I carrarmati del lavoro in rivolta contro l’Europa
Che io sia euroscettico da tempi non sospetti non è una novità. In questi giorni vedo di non essere l’unico a pensarla in questo modo. L’agricoltura in tutta Europa sta vivendo un momento di profonda disapprovazione nei confronti delle politiche ambientali promosse dall’Unione. I lavoratori di Francia, Germania, Polonia, Romania, Belgio, Spagna, Grecia e Italia si sono schierati contro queste misure, mostrando una frustrazione diffusa e unanime. Le tensioni non riguardano solo singoli provvedimenti, come quelli sui pesticidi, ma coinvolgono anche questioni strategiche più ampie. Il recente schieramento dei trattori tedeschi sotto l’Arco di Brandeburgo ha sollevato interrogativi sulla serietà delle azioni intraprese dai politici del Vecchio Continente. Persino mezzi di informazione tradizionalmente europeisti hanno criticato queste politiche, definendole dissennate. Molti ritengono che queste misure non siano semplici iniziative ambientali, ma strumenti per minare l’agricoltura tradizionale e consegnare il settore ai grandi gruppi. Leggi il resto di I carrarmati del lavoro in rivolta contro l’Europa