due chiacchiere

Archivio degli articoli in corso d'inglese, pagina 13

Storpiando il motto di Obama

Che l’attuale Presidente degli Stati Uniti sia stato un vero e proprio fenomeno mediatico, durante la sua campagna elettorale, credo non sia necessario ricordarlo. Di questa inattesa popolarità, in un momento così difficile per l’economia, hanno deciso di approfittarne alcune grandi aziende americane, lanciando campagne pubblicitarie che si ispiravano al messaggio di Obama. Tra queste mi piace ricorda quella della Pepsi, il cui slogan era identico a quello di Obama: Yes, we can. Bisogna ricordare, in effetti, che il verbo can in inglese può assumere il significato (raramente usato, per la verità) di inscatolare, mettere in lattina. Can è infatti anche un sostantivo, e vuol dire lattina, scatoletta: ognuno di noi ha nella propria credenza un po’ di canned food. Leggi il resto di Storpiando il motto di Obama

Devi imparare questa cosa

Continua la partnership con il sito Il mio inglese, che vede ospiti i loro esperti nella mia rubrica sulle curiosità di questa lingua universale. La nostra professoressa oggi ci parla del verbo dovere. Io per primo mi confondo spesso nel tradurre questo verbo, specialmente quando sto parlando con qualcuno, ed i tempi per applicare le regole grammaticali diventano frazioni di secondo. Il problema, ci dice la prof, è che l’italiano ha un ampio spettro di significati che vengono invece coperti in maniera diversa dall’inglese. La confusione è più probabile quando si tratta della forma verbale negativa (non devo, non devi) mentre la forma positiva risulta in qualche modo più intuitiva. In entrambe le situazioni comunque, per un italiano il verbo dovere si usa indifferentemente per indicare qualcosa che è (o non è) necessario fare oppure per indicare una proibizione o un obbligo. Leggi il resto di Devi imparare questa cosa

Esercitare l’orecchio con Dan

L’appuntamento periodico con le lezioni d’inglese, qualche tempo fa, ha visto protagonista Dan Hasse, il capo della compagnia telefonica Sprint, che in una serie di commercial (qui non si chiamano “spot” come in Italia) si esponeva in prima persona per reclamizzare i suoi prodotti. Un po’ come il nostro Amadori con i suoi polli 10+. Bene, visto che l’esperimento è piaciuto, perché non continuare, dato che è uscito un nuovo episodio della serie? Eccoti qui di seguito il video originale, seguito dalla trascrizione del testo, per una più facile comprensione. Come sempre, la traduzione in Italiano te la lascio come compito per casa. Leggi il resto di Esercitare l’orecchio con Dan

Quando la sintassi non basta

Ci sono situazioni in cui sapere la traduzione esatta “parola per parola” non è abbastanza: i modi di dire. Ho già affrontato questo argomento in un articolo precedente, quando spiegavo che qui in America anziché toccare ferro, preferiscono bussare sul legno (knock on wood). Nelle ultime settimane ho avuto modo di raccoglierne altri: modi di dire che usiamo quotidianamente in Italiano, ma che ci lasciano assolutamente spiazzati, al momento di usarli con il nostro interlocutore anglofono. Ad esempio, se il tuo amico, uscendo dalla prova orale dell’esame per la patente, esclama I made it, intende dire “Ce l’ho fatta” (letteralmente, l’ho fatta, che potrebbe lasciar capire qualcosa di diverso, eh eh). Se invece esce tutto triste, dicendo con un filo di voce I cannot take this pain anymore, vuol dire che le cose non sono andate bene: non può resistere a questa sofferenza ancora per molto. Leggi il resto di Quando la sintassi non basta

Accordarsi sulla distribuzione

Ultima lezione d’inglese prima delle feste natalizie, quella che ti propongo oggi. Parliamo della parola deal, che a seconda del contesto in cui viene collocata, assume diversi significati. Essa può avere il ruolo sia di nome sia di verbo ed in quest’ultimo caso può essere usato in forma sia transitiva che intransitiva. Ricordiamo che un verbo è transitivo quando regge un complemento oggetto, mentre è intransitivo nel caso contrario 🙂 Il mio maestro alle medie ci spiegò che “transitivo” vuol dire che transita, ovvero fa passare, l’azione dal soggetto al complemento oggetto. Il che rende più facile ricordarsene all’occorrenza: il verbo leggere in “io leggo un libro” è transitivo, mentre correre in “io corro” è intransitivo. Leggi il resto di Accordarsi sulla distribuzione

Guardare e sembrare, in inglese

Continuo a riportare alcune delle lezioni dal sito Il mio Inglese, con cui ho avviato una collaborazione da qualche settimana. Grazie al supporto dei loro esperti della lingua britannica, potrai soddisfare in maniera ancora più dettagliata i tuoi dubbi e le tue perplessità. Un “servizio aggiunto” in linea con la filosofia che è alla base di questo blog: essere utile. Oggi la nostra professoressa ci spiega l’uso del verbo to look, che può assumere significati diversi a seconda del contesto in cui viene collocato. Leggi il resto di Guardare e sembrare, in inglese

Farsi strada con l’inglese

Ne avevo già parlato un paio di settimane fa: grazie ad una collaborazione con il sito Il mio inglese, la lezione d’inglese di oggi è tenuta da una delle loro professoresse. Un salto di qualità di tutto rilievo: finora tutto si era basato sulla condivisione della mia esperienza quotidiana con questa lingua, in giro per le strade americane, dai cartelli stradali ai ristoranti, dai modi di dire alle pubblicità. Adesso grazie a questa cooperazione, c’è nientepopodimeno che un insegnante a proporci uno spunto di riflessione. Come direbbero gli americani in questo caso, please help me welcome our guest teacher. Leggi il resto di Farsi strada con l’inglese

Il Giovanni Rana americano

Credo sia arrivato il momento, dopo tante “chiacchiere” scritte sull’inglese, di ascoltare qualcosa. Nelle scorse settimane è andata in onda in televisione una pubblicità che reclamizza i prodotti della compagnia telefonica Sprint. Un po’ come ha fatto l’italiano Giovanni Rana, mettendosi in gioco personalmente per promuovere i suoi prodotti, così è stato per Dan Hesse, il capo di Sprint. Che seduto al bancone del bar, ci spiega qualcosa sulla sua compagnia. Ho scelto questo spot perché le parole sono comprensibili, la durata non è eccessiva (30 secondi) e l’argomento non è noioso (i telefoni cellulari). Se pensi che l’esperimento ti sia piaciuto, magari potrò farlo altre volte. Leggi il resto di Il Giovanni Rana americano

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