due chiacchiere

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Tagliare il formaggio in pubblico

Ero indeciso se conservare il post di oggi (che non è una ripetizione del post di qualche settimana fa) sotto la categoria corso d’inglese oppure sotto umorismo. Alla fine ho optato per la prima, visto che quello che ti propongo sono alcune espressioni (molto) informali della lingua del Paese dell’aquila calva. L’ispirazione mi è venuta qualche sera fa, quando preparavamo gli ingredienti per la cena a base di chili. Ad un certo punto la figlia piccola, che oramai alla veneranda età di quasi 13 anni è molto seriosa e non si sbottona più di tanto a tavola, mi fa “hai tagliato il formaggio?”, ovvero did you cut the cheese? Io ho sorriso e, sebbene stessi portando in tavola un piattino con tutti pezzettini di formaggio, le ho risposto di no. Devi sapere infatti che, un po’ come in italiano abbiamo espressioni tipo “sganciarne una” oppure “suonare una fanfara”, to cut the cheese, oltre al significato letterale, vuol dire anche emettere una flatulenza. Non è chiara l’origine di quest’espressione gergale: alcuni dicono che derivi dal fatto che certi formaggi puzzano, e quindi quando li si apre, l’odore che sprigionano impregna l’aria circostante. Etimologia a parte, ti elenco alcune altre espressioni che indicano la stessa cosa. Ed ora immagino ti sia chiaro il mio dilemma iniziale su quale categoria associare a quest’intervento 😉 Leggi il resto di Tagliare il formaggio in pubblico

Dentro la dittatura woke: sono bianco e devo scusarmi

Un paio di mesi fa commentavo i fatti incresciosi di Pisa, in cui un gruppo di studenti era stato preso a manganellate da alcuni teste calde all’interno del corpo di polizia. In quel contesto, Aldo ha lasciato un commento in cui mi segnalava un articolo del Corriere che condivide l’esperienza woke di una ricercatrice italiana a New York. Così, dopo aver parlato di Mary Poppins e degli arresti nei campus americani, volevo concludere la settimana con una riflessione su questo fenomeno a stelle e strisce. Già, la tanto emancipata Grande Mela, quella che ha fatto da sfondo ad innumerevoli film, è oramai diventata un incubatore per estremisti del politicamente corretto, un posto dove i bianchi devono espiare le proprie colpe per come hanno trattato i neri d’America negli scorsi duecento anni. Io oramai manco dalla città da quattro anni, ma già all’epoca dovevo stare bene attento a come mi esprimevo, per non finire nei guai con un qualche collega che poteva farmi rapporto presso l’ufficio personale. In un paio di occasioni ho avuto conversazioni con gente che considerava Cristoforo Colombo un assassino da cancellare dai libri di storia, ed ho dovuto fare l’equilibrista su quello che rispondevo. Leggi il resto di Dentro la dittatura woke: sono bianco e devo scusarmi

Neppure Mary Poppins si salva

Oramai non c’è neppure più gusto a commentare queste purghe staliniane letterarie a cui assistiamo da qualche anno. In cui i talebani del politically correct decidono di dover rivisitare questa o quella pubblicazione affinché non offenda la minoranza di turno. L’abbiamo visto con le mummie l’anno scorso, e con i libri di Roald Dahl (autore di Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato), colpevole di usare parole come grasso e brutta per definire alcuni dei personaggi delle sue storie. Qualche mese fa è toccato a Mary Poppins, la simpatica bambinaia scesa dal cielo per insegnare ordine e disciplina ai figli di una benestante famiglia inglese, quella che cantava Supercalifragilistichespiralidoso insieme allo spazzacamini per le vie del paese, nella memorabile interpretazione di Julie Andrews. A quanto pare la scure del British Board of Film Classification è calata impietosa anche sul capolavoro Disney, e ne sconsiglia la visione ai minori di dodici anni perché, pensa un po’, conterrebbe un linguaggio discriminatorio nei confronti degli indigeni d’America. Mi viene da pensare che per fortuna il David di Michelangelo non si trova in Inghilterra o negli Stati Uniti, altrimenti avrebbero già scolpito i pantaloni sulla statua per coprire le sue fattezze attuali ed adattarla alle regole sociali di oggi. Leggi il resto di Neppure Mary Poppins si salva

Arresti nei campus americani

Ultimamente ho altri pensieri per la testa, quindi non seguo nel dettaglio ogni notizia che appare sui giornali. Però quella degli arresti effettuati negli scorsi giorni nei campus americani mi ha chiaramente incuriosito, se non altro perché io lavoro per uno degli atenei coinvolti, l’Università della California, campus di Los Angeles. Dove, tra l’altro, è stato girato il video qui di seguito (disponibile anche nella versione integrale di 5 ore). Quello che non mi è chiaro è quale sia la giustificazione per arrestare questi manifestanti? Non mi pare siano violenti, non mi pare stiano invadendo nessuna istituzione in maniera aggressiva, come qualcuno invece ha fatto qualche anno fa durante la concitata transizione di potere tra Trump e Biden. Ed allora come mai quando in Cina ed in Russia si arrestano quelli che protestano, siamo tutti pronti a scandalizzarci, ma quando sono gli americani a sopprimere una protesta del tutto legittima, oppure ad incaprettare anche un italiano che si trovava nel posto sbagliato al momento sbagliato, allora si fan spallucce e si pensa “eh, sò ragazzi…”. Mi sa che Chomsky, nel suo libro La fabbrica del consenso, che sto leggendo in questi giorni, ci aveva visto giusto. Leggi il resto di Arresti nei campus americani

Meno dodici: perdere la memoria e riconquistarla

Come scrivevo un paio di mesi fa, una delle serie tv italiane che mi ha appassionato su RaiPlay è Doc, Nelle tue mani, in cui si raccontano le vicende di Andrea Fanti, primario di un importante ospedale che un giorno perde la memoria degli ultimi 12 anni della propria vita. Una serie che trae spunto dalla biografia di Pierdante Piccioni: una storia veramente accaduta, in cui il protagonista si risveglia nel futuro, dopo un incidente stradale. Ero sempre stato curioso di leggere il suo libro, e finalmente ho trovato il tempo per ascoltarlo (in versione audiolibro) durante gli spazi vuoti della giornata, tipo quando accompagno le figlie a scuola, tanto loro stanno al cellulare, da stereotipiche adolescenti, e non hanno mica voglia di parlare con papà durante il tragitto in auto 😒 Proprio il rapporto con i figli oramai adulti è una delle tracce che ho apprezzato di più nel libro del dottor Piccioni: la difficoltà che si prova nell’accettare che i pargoli di sette anni che pendevano dalle tue labbra ora sono dei ragazzoni che ti trattano come un demente. Ne so qualcosa. Leggi il resto di Meno dodici: perdere la memoria e riconquistarla

Zelensky USA e getta

C’è una storia che sa tanto di usa e getta, come quelle vecchie cuffie che compravamo al negozio sotto casa e si rompevano dopo una settimana. Zelensky, il presidente dell’Ucraina, si sente come se fosse stato piantato in asso dagli Stati Uniti in mezzo al guado con le mani legate, in attesa di un finale che potrebbe trasformarsi in tragedia. Due anni fa il mondo intero, capeggiato dagli americani poliziotti, prometteva aiuti e supporto illimitato all’Ucraina. Ed ora che la situazione si fa calda, cosa succede? Zelensky si ritrova da solo, senza neanche un fucile giocattolo per difendersi. D’altro canto, come ci hanno insegnato a scuola, la storia si ripete sempre: come nel 1956, quando l’Ungheria fu lasciata al suo destino dopo tante promesse dall’occidente. O come nel 1975, quando hanno fatto lo stesso scherzetto ai poveri vietnamiti del sud. Gli americani, ora me ne rendo conto più che mai, sono maestri nel promettere il paradiso e poi sparire nel momento del bisogno. Leggi il resto di Zelensky USA e getta

Fagiolini fritti in pastella

Si avvicina il ponte del primo maggio, sul quale non mi esprimerò dal punto di vista politico, per non alienare definitivamente i pochi lettori che mi sono rimasti. Quando abitavo in Toscana, eravamo soliti passare la giornata in compagnia di amici sui monti circostanti la vallata pisana. Ci inerpicavamo tra le stradine strette dei borghi di montagna, fino a raggiungere un altopiano in cui immensi prati verdi consentivano alla gente di rilassarsi tirando due calci ad un pallone, mentre su una enorme griglia si arrostivano salsicce e verdure allo spiedo. Memore dei bei tempi che furono, ti propongo oggi una ricetta facile facile per preparare un contorno sfizioso da mettere in tavola per occasioni come questa. Se te la sei persa, ti segnalo anche la ricetta delle patatine di pasta, che avevo proposto l’anno scorso su queste pagine come un altro contorno da sgranocchiare con amici e parenti mentre si chiacchiera del più e del meno. Leggi il resto di Fagiolini fritti in pastella

Quanta caciara sul 25 aprile

I più maliziosi potranno pensare che in questi giorni non ho parlato del 25 aprile e delle solite ritrite polemiche intorno alla Festa della Liberazione italiana per il semplice fatto di essere vicino a Fratelli d’Italia, e quindi di conseguenza un simpatizzante del fascismo. Il che vorrebbe dire che per me questa commemorazione della sconfitta di Mussolini sarebbe un qualcosa di intollerabile. La verità è che non ne ho parlato perché per me non ha senso fare alcuna polemica su una data così importante nella nostra storia nazionale. Nel Paese a stelle e strisce, ad esempio, nessuno si sogna di far polemica sul 4 luglio: pur nella polarizzazione estrema in cui si trova la società americana, quel giorno è vissuto come un momento di unità nazionale. Il nostro problema è che non abbiamo mai fatto veramente i conti con quel passato, non c’è mai stata una vera Norimberga italiana con cui chiudere definitivamente quel capitolo buio della nostra storia, ed allora la polemica continua a trascinarsi come uno zombie che di anno in anno esce dalla sua cripta per poi tornarci a fine giornata. Leggi il resto di Quanta caciara sul 25 aprile

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