due chiacchiere

Archivio degli articoli in salotto, pagina 46

Il protocollo di… Napoli

Se hai già letto in passato i miei interventi relativi al protocollo di Kyoto, sai che sono sempre stato abbastanza critico sull’atteggiamento della gente nei suoi confronti. Siamo tutti fin troppo bravi a puntare il dito contro gli Stati Uniti che non l’hanno mai voluto firmare, ma con altrettanta facilità dimentichiamo che l’Italia, tra i firmatari, ancora oggi soffre di gravi problemi come la spazzatura a Napoli. Insomma, come sempre si finisce per guardare la pagliuzza nell’occhio del vicino, ignorando la trave che è conficcata nel proprio.

Le mie convinzioni poi si rafforzano quando leggo il rapporto dell’Agenzia per la protezione dell’ambiente, relativo al 2006: gli Stati Uniti hanno raggiunto il 57% di rifiuti riciclati che non finiscono in discarica, mentre l’Italia penso sia ferma al di sotto del 30%, praticamente la metà. Con punte che toccano lo zero per cento a Napoli, ovviamente. Per non parlare delle notizie che ogni giorno ci danno come “fanalino di coda” nella gestione delle emissioni inquinanti. La morale è che molti di quelli che hanno sottoscritto il protocollo, sono ancora alle parole e stanno pensando a come migliorare il proprio livello di inquinamento, mentre chi non l’ha sottoscritto si adopera concretamente per il benessere della Nazione. Cina esclusa, s’intende. Più che un documento concreto, il Protocollo di Kyoto è diventato una farsa.

Otto dollari al pacchetto

Finalmente hanno approvato una modifica alla legge sulle imposte, qui nello stato di New York, in base alla quale le “tasse” sulle sigarette passano da poco più di un dollaro a quasi 3. Portando così il costo di un pacchetto ad otto dollari ciascuno. Segue il solito codazzo di interviste, pareri autorevoli, malcontenti. I fumatori però, nel tipico stile anglosassone, non sembrano eccessivamente incavolati: per noi, dicono, la sigaretta è un vizio difficile da smettere, e non sarà certo un dollaro in più a farci cambiare idea. Allo stesso tempo i nuovi guadagni che finiranno nelle casse dello stato, serviranno a migliorare la rete dei centri che aiutano a smettere. Io dico semplicemente: ma non si farebbe prima a ritirarle completamente dal mercato?

Un’Europa lontana dalla gente

A quanto pare gli Irlandesi, mostrando il loro carattere fiero e deciso, non si sono lasciati abbindolare dalle sirene dell’Europa, ed hanno detto “noi non ci stiamo a sottoscrivere un accordo che neppure riusciamo a capire”. Guarda caso, l’ennesimo fiasco quando si tratta di interpellare i cittadini su cosa pensano di quest’Unione Europea. Che sembra ogni giorno di più calata dall’alto, e non nata dalla volontà di aggregazione di popolazioni con interessi ed idee convergenti. L’Europa è la lentezza di Bruxelles di prendere le decisioni per il bene degli abitanti dei suoi 27 stati (se non ho perso il conto), è l’incapacità di fare la voce grossa nel contesto internazionale, l’impossibilità di avere un’identità che vada al di là dei campanilismi nazionali. Le varie nazioni, ci dice il risultato referendario, non hanno nessuna voglia di essere gli Stati Uniti d’Europa: il sentimento che lega insieme i 200 milioni di americani, non esiste per nulla, dall’altra parte dell’oceano. Leggi il resto di Un’Europa lontana dalla gente

L’America è in saldo

Ogni volta che usciamo a fare un giro, ci dirigiamo in macchina verso il centro del paesino. E puntualmente ogni volta scorgiamo un nuovo cartello “on sale” (che vuol dire in vendita, e non ricoperto di cloruro di sodio) vicino ad una casa. Il mese scorso abbiamo fatto un fine settimana in una delle tante località di villeggiatura nei dintorni: nell’arco di 500 metri abbiamo contato 12 case messe in vendita. Il periodo è davvero brutto, ma è anche dovuto alla mania dello “spendi e spandi” che contagia tutti i nativi di questa nazione. Le utilitarie non esistono qui: fare il pieno al fuoristrada prima era economico, ma oggi non ci arrivano in molti. Tant’è che la Yaris, la prima vera utilitaria qui in America, inizio a vederla sempre più spesso in giro. Leggi il resto di L’America è in saldo

Dieci regole per risparmiare

Pare che i petrolieri di tutta Europa abbiano deciso di seguire il famoso modo di dire “oltre al danno, la beffa”, quando hanno pubblicato qualche settimana fa le dieci regole per risparmiare sui costi della benzina. Quasi tutti hanno salutato con ottimismo questa campagna pubblicitaria, che invece io trovo ridicola e quasi provocatoria, in un tempo in cui la benzina costa circa 3000 lire al litro. L’unico modo per spendere meno è quello di abbassare i prezzi dei carburanti, ma da quell’orecchio l’unione dei petrolieri sembra non volerci sentire. Anzi dichiara bellamente che i prezzi continueranno a salire, perché per colpa del dollaro debole, il nuovo yacht dello sceicco costa di più, quindi da qualche parte dovranno pur rifarsi, questi poveretti. Leggi il resto di Dieci regole per risparmiare

La banca gioca al rialzo

C’è una trasmissione su Radio24 che da anni è un piacevole appuntamento quotidiano per me: Focus Economia. Le riflessioni critiche ed a volte polemiche del conduttore, Sebastiano Barisoni, sono sempre piacevoli e mai scontate. Una trasmissione che serve a chi di economia capisce ben poco, come me, e vuole però imparare a decifrare i segnali economici quotidiani che arrivano dal mondo. Ieri ad esempio si parlava della Banca Centrale Europea, e dell’annuncio dato da Trichet (il capoccia, da quelle parti) di voler alzare il tasso d’interesse nel mese di luglio. Io non ci capisco più nulla: i consumi sono al palo, il petrolio galoppa e loro che fanno? Alzano il costo dei mutui e dei prestiti chiesti dalle aziende per ripartire. Leggi il resto di La banca gioca al rialzo

Come corre la benzina

Il problema del caro carburanti accomuna Europa e Stati Uniti, in questo momento. Ma mi sembra che in Italia, come al solito, si stia un po’ esagerando. Mentre qui il costo è di circa 65 centesimi di euro al litro (cambio alla mano), nel Belpaese si paga più del doppio, con un potere d’acquisto delle famiglie praticamente dimezzato. Eh già, perché lo stipendio medio è circa il doppio, da questa parte dell’Oceano: riproporzionando tutto, sarebbe come dire che un americano paga circa 65 centesimi ed un italiano 3 euro al litro. Circa cinque volte di più, il che vuol dire, anche agli occhi di chi non capisce un tubo d’economia come me, che qualcuno da quelle parti ci sta marciando sopra alla grande. Senza considerare la lievitazione del prezzo del diesel, che ha finito per raggiungere quello della benzina: come mai, se il greggio cresce di un tot, i due prodotti hanno velocità diverse? Leggi il resto di Come corre la benzina

Destra o sinistra? No, indietro

Nelle scorse settimane sono uscite sui giornali due notizie che hanno rinforzano la mia convinzione di essermene scappato da questo Belpaese in decomposizione. La prima ci informa che, secondo l’Unioncamere, l’Italia è il fanalino di coda (il modo di dire, in questo caso, casca proprio bene) nello sviluppo della rete autostradale. Se negli anni Ottanta eravamo praticamente i primi in Europa, adesso siamo stati abbondantemente superati da Spagna e Francia: i nostri governanti hanno costruito soltanto 64 chilometri di nuove strade, contro gli oltre 2000 della Spagna. Qualcuno ha osato ribadire: vabbè, il nostro territorio è molto più montagnoso e la forma a Stivale certo non agevola le cose. Ma davvero c’è gente in grado di sostenere seriamente questa tesi? La verità è un’altra: non abbiamo più voglia di crescere. Leggi il resto di Destra o sinistra? No, indietro

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