Oggi qui si festeggia il giorno dell’indipendenza. Ma a dirla tutta, c’è poco da stare allegri: gli Stati Uniti non sono più quelli di Starsky e Hutch o A-Team che abbiamo imparato a conoscere nei ruggenti anni Ottanta. Il Paese di Beverly Hills 90210, pur con le sue contraddizioni, sembra essere definitivamente sulla via del declino e dell’implosione sociale. La colpa, dicono quelli che hanno studiato, è da attribuire al livello di contrapposizione ed ostruzione che i due partiti principali si fanno da un trentennio a questa parte. Se ai tempi di Bush padre ed in parte di Clinton ancora ancora si vedeva un briciolo di collaborazione tra Democratici e Repubblicani, da Bush figlio in poi, non fanno altro che mettersi i bastoni tra le ruote a vicenda, e smontare e cambiare qualsiasi riforma messa in piedi dal governo precedente. L’ultima notizia, ne avrai sentito parlare anche in Italia, è legata al repentino cambio di direzione sull’aborto da parte della Corte Suprema. Ma dico io, in un Paese civilizzato che si ostina ad esportare la sua famigerata democrazia in giro per il mondo, siamo ancora a discutere dell’aborto? Il diritto all’aborto messo in discussione: Leggi il resto »
Archivio degli articoli in salotto, pagina 5
Quest’America ha perso la sua patina dorata
Il professor Paul Krugman è un docente di Economia che insegna all’università dove lavoravo fino alla scorsa settimana. Da anni il New York Times gli concede uno spazio dove scrivere editoriali sullo stato economico della nazione. Nel tempo ho scoperto di condividere molte delle opinioni espresse dal professor Krugman, e così ho deciso di tentare un esperimento sul blog, traducendo e condividendo alcuni dei suoi editoriali qui sul blog (con la speranza che la testata giornalistica non venga a farmi causa 😅), come spunto di riflessione per i miei piccoli lettori. Ad esempio, in un recente intervento, ha raccontato di essere andato in vacanza in Europa, e di aver notato come il Vecchio Continente si stia portando avanti in tante piccole cose quotidiane. Un paragone che non può che mettermi tristezza, perché ancora una volta sta confermando come io abbia giocato male le mie carte, e che la scommessa dell’emigrazione si sia rivelata meno fruttuosa del previsto. Quest’America ha perso la sua patina dorata: Leggi il resto »
In difesa dell’eugenetica moderna
E così il primo corso del mio Master in gestione della disabilità (il titolo originale sarebbe Certificate in Disability Studies) si è concluso. Dopo trent’anni spesi a studiare informatica in lungo e largo, volevo allargare i miei orizzonti culturali esplorando una disciplina completamente diversa, ed estendere la mia passione (ossessione?) per l’accessibilità web ad altri settori. Il professore ci ha assegnato vari articoli da leggere durante il semestre, per darci modo di familiarizzare con gli argomenti che avrebbe trattato nella settimane successive. Uno di questi affrontava il tema dell’eugenetica in modo provocatorio e stimolante, suggerendo che forse è arrivato il momento di superare la concezione negativa che tutti abbiamo di quest’insieme di teorie (derivata dall’incubo dal nazismo), e di guardare piuttosto al progresso fatto in questi anni dalla scienza. Così ho deciso di condividerne alcuni passaggi sul blog. In difesa dell’eugenetica moderna: Leggi il resto »
Guardiamo oltre lo specchietto dell’inflazione
La notizia rimbalzata a titoli cubitali sulle principali testate giornalistiche americane negli scorsi giorni è stata che non vedevamo un’inflazione così alta dal 1981. Mentre in Europa state vivendo un’inflazione importata (cioè legata esclusivamente al costo delle materie prime e della distribuzione), qui quelli che hanno studiato ci dicono che si tratta di un’economia surriscaldata: la disoccupazione bassissima che spinge in alto i salari, la penuria di materie prime per via delle guerre, la catena di distribuzione ingolfata, l’impennata della domanda di beni di consumo dato che la gente ha più soldi e voglia di rimodernare la casa o cambiare l’automobile. Tutti fattori che contribuiscono a spingere i prezzi al consumo verso l’alto, che i politici americani non riescono ad arginare in nessun modo, mentre quell’allocco di Biden continua a contare le mosche sul muro. La Banca centrale americana prova a gettare acqua sul fuoco con l’aumento dei tassi, ma quello che nessuno ci dice è che questa mossa potrebbe rivelarsi fatale per l’economia. Guardiamo oltre lo specchietto dell’inflazione: Leggi il resto »
Ecco perché gli americani vanno in bancarotta
Oggi vorrei raccontarti la storia del signor Flor, ricoverato in ospedale a Seattle per due mesi a causa del Covid, ritenuto dai medici in condizioni critiche, ed infine sopravvissuto per raccontare la sua testimonianza al resto del mondo. Ma non ti racconterò del miracolo che questo settantenne americano ha ricevuto all’epoca, piuttosto dell’astronomica fattura che gli è arrivata dall’ospedale dopo che l’uomo è stato dimesso: 1.1 milioni di dollari e centottanta pagine di spiegazioni dettagliate su tutti i servizi offerti durante la sua permanenza. In questo caso il signor Flor potrà dormire comunque sonni tranquilli: il servizio sanitario nazionale Medicare di cui usufruiscono tutti i pensionati a stelle e strisce, coprirà la maggior parte delle spese, specialmente essendo legate ad una degenza da Covid. Ma l’episodio ti fa già capire dove voglio andare a parare: stando ad una ricerca americana del prof. Himmelstein, due terzi delle persone che vanno in bancarotta, lo fanno per motivi legati alla salute, e si scopre che l’assicurazione medica a volte non rappresenta quel sicuro paracadute che pensiamo di avere. Ecco perché gli americani vanno in bancarotta: Leggi il resto »
Cos’è che fanno in Kansas?
Ero indeciso se archiviare questo post tra le lezioni d’inglese o come umorismo, ed alla fine ho pensato fosse meglio non rompere i cabbasisi ai miei piccoli lettori con un pippone lungo sulle curiosità della lingua a stelle e strisce. La foto che ti propongo mi è capitata tra le mani mentre scorrevo il mio feed su Reddit. Uno sfortunato refuso che fa sparire un paio di lettere all’equivamente inglese della parola annualmente. Una veloce ricerca indica che si tratta di una bufala, ma pur sempre ben architettata dai buontemponi di turno.

Il litio è raro, eppure non lo ricicliamo
Devo ammetterlo, il documentario di Greta Thumberg che ho guardato qualche mese fa, non ha certo contribuito a migliorare lo stato di leggera depressione con cui convivo negli ultimi anni. D’altro canto, c’è poco da stare allegri di questi tempi: negli ultimi quindici anni abbiamo attraversato due crisi finanziarie, una pandemia mondiale ed una guerra fin troppo vicina a casa nostra (non che le altre siano di serie B, sia ben chiaro). Tutto questo mentre i governanti si dimostrano sempre più incompetenti sia a destra che a sinistra, ed il tempo a nostra disposizione per salvare il pianeta è praticamente scaduto, stando a vari scienziati che di queste cose se ne intendono. Ovunque mi giro, le notizie sconfortanti piovono a catinelle da ogni parte. Prendiamo il litio ad esempio: le auto elettriche ed i cellulari, giusto per citare un paio di prodotti comuni, ne fanno un grande uso, eppure nessun governo sembra porsi il problema di riciclarlo in maniera organizzata. Il litio è raro, eppure non lo ricicliamo: Leggi il resto »
In viaggio a Washington, D.C.
Come forse ricorderai, durante le vacanze di Pasqua, l’allegra famiglia Camu ha deciso di passare qualche giorno fuori porta in quel di Washington, DC. Quattro giorni in cui abbiamo visitato i monumenti della capitale, ma anche esplorato i quartieri meno frequentati dai turisti. Come ad esempio Georgetown, una zona a pochi minuti di metropolitana dal centro, dove potersi rilassare passeggiando per i vicoletti d’ispirazione europea, tra i quali si nascondono piccoli tesori come la pizzeria Il Canale. Sunshine è sempre molto brava ad organizzare i viaggi fuori porta, e grazie a lei abbiamo potuto addentare la deliziosa pizza fatta dal signor Farruggio e dai suoi pizzaioli. Ecco dunque un riassunto di quello che abbiamo fatto. In viaggio a Washington, D.C.: Leggi il resto »