due chiacchiere

Archivio degli articoli in ripostiglio, pagina 3

Qualcuno del governo legge il mio blog?

Me lo sono chiesto dopo aver letto questa notizia, secondo cui anche in Italia presto sarà possibile prelevare contante non solo agli sportelli bancomat, ma anche in molti esercizi commerciali. Ne avevo parlato qualche settimana fa in calce ad un mio articolo su una delle catene di negozi per animali che abbiamo nel Paese a stelle e strisce. Una novità davvero conveniente, che secondo me invoglierà ancora di più la gente ad usare la piccola tesserina plastificata per pagare ai negozi, ed allo stesso tempo invoglierà i piccoli negozi di paese a mettersi al passo con i tempi su questo fronte. A dire la verità, quando siamo stati in Italia qualche mese fa, non ho avuto alcun problema a pagare con la mia carta di credito ovunque andassi, anzi in un lido in spiaggia, mi hanno portato la macchinetta wireless per pagare l’ombrellone fino al posto dove eravamo seduti, cosa che qui in America ancora neppure esiste. Qui, per l’orrore di molti europei, il cameriere al ristorante ti chiede di prendersi la tua carta di credito e portarla dietro al bancone per completare la transazione, e poi ti porta il foglietto da firmare.

Quando si facevano i post autoreferenziali

Esattamente 17 anni fa, scrivevo il primo post autoreferenziale della storia di questo blog. Che a giudicare dall’assenza di commenti in calce, non ebbe il successo che avevo sperato. Erano i tempi d’oro della blogosfera nel Belpaese e nel mondo. La gente organizzava Barcamp sparsi per lo Stivale, e l’entusiasmo di aprire uno spazio in rete trasudava da tutti i pori di grandi e piccini. Si producevano mappe della blogosfera, si riempivano i blogroll per segnalare i siti di parenti ed amici, e di tanto in tanto si pubblicavano i cosiddetti post autoreferenziali, ovvero una raccolta del meglio del meglio delle proprie elucubrazioni, a beneficio dei visitatori di passaggio che potessero essersele perse. Poi sono arrivati i social network, e tutti si sono spostati verso quelle piattaforme, lasciandosi dietro città fantasma che hanno causato la chiusura di servizi come Google Reader e Blogbabel. Tutto il resto è storia, come si dice in questi casi. Leggi il resto di Quando si facevano i post autoreferenziali

Gli americani ed il ghiaccio

E così anche per quest’anno è arrivato il momento di celebrare il Giorno del Ringraziamento, che apre ufficialmente il periodo festivo natalizio. La sorella di mia moglie Sunshine, come da tradizione, ha invitato tutta la famiglia a casa sua per la cena a base dell’immancabile tacchino ripieno, accompagnato da patate dolci e marshmallows, e tutta una sfilza di altre pietanze che riempiranno la pancia dei commensali. Ad annaffiare tutto questo ben di Dio, mio cognato metterà in bella mostra una selezione di vini e bevande gassate per la gioia di grandi e piccini. Quest’anno però ci sarà una novità, ci è stato rivelato dai padroni di casa quando siamo andati a trovarli qualche settimana fa: una macchinetta in grado di produrre cubetti di ghiaccio senza sosta. Che mi ha dato lo spunto per questo post: per noi italiani, questa fissazione del Paese a stelle e strisce per il ghiaccio, è una cosa che non capiremo mai. Leggi il resto di Gli americani ed il ghiaccio

Sono tornato a… scrutare gli elettori

Volevo intitolare questo post “Presidente per un giorno”, ma poi ho pensato che mi avresti preso per un gradasso, così ho optato per qualcosa di meno pomposo. Come forse ricorderai, da anni sono iscritto alle liste degli scrutatori del mio comune, e vista la cronica penuria di gente che vuole alzarsi alle 4 del mattino per essere al seggio alle 5 ed aprire agli elettori alle 6, per poi rifare tutto al contrario alle 20, mi chiamano puntualmente. Anche in virtù del fatto che da quando hanno introdotto le nuove tecnologie digitali (tablet al posto dei libri cartacei per trovare gli elettori), cercano sempre qualcuno che mastichi un goccetto di tecnologia, per non impappinarsi al primo contrattempo. L’anno scorso non ero potuto andare grazie al Covid, e quest’anno a Giugno ho saltato la tornata delle primarie per conservare qualche giorno di ferie extra per il nostro viaggio in Italia. Quindi era da parecchio che non vedevo i miei colleghi di seggio, ed è stato piacevole scambiare due chiacchiere, specialmente considerando che non si sono presentati molti elettori nell’arco della giornata (circa 100 persone). Leggi il resto di Sono tornato a… scrutare gli elettori

Diner: il ristorante dove si mangia di tutto

Ho pensato di concludere questa settimana a tema culinario portandoti in giro con me per il Paese a stelle e strisce. Capita spesso di vedere nei film americani il protagonista andare a mangiare in un locale con i tavoli disposti perpendicolarmente alla vetrina, e panchine con schienali alti a separare ogni gruppo. Si tratta dei cosiddetti diner, ristoranti che servono spesso un lunghissimo elenco di pietanze, dalle famose pancakes (altrimenti note come frittelle?) alle insalate, dagli hamburger al milkshake. Informali e caratteristici, hanno radici che risalgono alla fine del 1800, quando i primi imprenditori del Far West inventarono carrozze ambulanti per sfamare le persone nei villaggi che nascevano come funghi. Da allora, i diner sono diventati una vera e propria istituzione nella storia della cultura gastronomica degli Stati Uniti, e per questo sono spesso immortalati in film e serie televisive. Per noi ragazzi cresciuti negli anni Ottanta all’ombra del Drive In e dei telefilm a stelle e strisce, il diner per definizione è sicuramente quello immortalato nella serie Happy Days, dove Fonzie ed i suoi amici passavano le serate a parlare del più e del meno. Leggi il resto di Diner: il ristorante dove si mangia di tutto

Ho chiuso il mio profile LinkedIn

Che io sia sempre stato un po’ allergico ai social non è una novità. Sin dagli albori di questi mezzi di comunicazione, non ho mai usato i miei account su quelle piattaforme in maniera attiva. L’unico che continuavo ad usare sporadicamente era LinkedIn, per tenermi in contatto con vecchi colleghi, e sapere cosa si facesse di bello nei posti in cui avevo lavorato in passato. Però ultimamente m’ero stufato dei continui post “Congratulati con tizio e caio per aver cominciato un nuovo lavoro nell’azienda super figa mega giga”. Mi sono reso conto che, a parte ricevere offerte di lavoro da recruiter senza scrupoli, la piattaforma aveva smesso di avere un valore tangibile per i miei interessi, ed era diventata più che altro una perdita di tempo, un ennesimo feed intestinale digerito in fretta e senza nessun coinvolgimento. Così ho deciso di staccare la spina. Secondo te, questo social ha ancora un valore?

Non toccarti per scaramanzia all’estero

Ma pensa, proprio 11 anni fa parlavo dello stesso argomento: l’espressività gestuale degli italiani. Che in America fa parte dello stereotipo che definisce gli abitanti del Belpaese, insieme alla pizza, alla Torre di Pisa (più famosa del Colosseo, a quanto ho avuto modo di scoprire) ed all’accoglienza calorosa ed al senso di famiglia che agli inglese sembra così strano ed inusuale. Quest’estate, come ti raccontavo, abbiamo trascorso alcune settimane tra Sicilia, Toscana e Campania, per incontrare amici e parenti che non vedevamo da ben sette anni. E le figlie hanno potuto osservare in tempo reale questa particolarità di noi italiani, trovandola buffa ma allo stesso tempo davvero efficace. Sunshine ed io abbiamo provveduto a tradurre quei gesti in tempo reale, ma per alcuni non è stato poi così facile. Un giorno ad esempio la figlia piccola ha notato che un suo cugino italiano, durante una discussione con suo padre, si è toccato le parti intime. Lei è rimasta sconvolta: un gesto così volgare, ha pensato. Leggi il resto di Non toccarti per scaramanzia all’estero

PetSmart, anche gli animali hanno un negozio

Nel mio studio a casa ho un acquario di circa 250 litri, dove abitano un gruppetto di pesci rossi. L’idea ci è venuta qualche anno fa, quando le figlie ci tormentavano per prendere un animale domestico, possibilmente un gatto. Allora, per non tuffarci a capofitto in qualcosa di così impegnativo, proposi di fare un esperimento con qualcosa di più facile: un paio di pesciolini rossi. “Se riuscirete a prendervi cura di questi due allegri pescetti”, dissi alle figlie all’epoca, “allora potrete passare al livello successivo, un criceto, e poi se anche quello sopravvive, prenderemo un gatto”. In realtà, la mia intenzione era quella di prendere tempo, perché sapevo che alla fine l’animale domestico sarebbe finito sul mio groppone, quando le figlie si sarebbero stancate di pulire la sabbietta o di giocarci. E così in effetti è stato già per l’acquario (al criceto non ci siamo mai arrivati): dopo un mesetto, entrambe le ragazze hanno cominciato a disinteressarsi agli esserini arancioni che nuotavano nel piccolo acquario, e così è toccato a me prendermene cura. Leggi il resto di PetSmart, anche gli animali hanno un negozio

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